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Dossier Berlusconi non si fida Oggi il faccia a faccia per scoprire le carte

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    Berlusconi non si fida Oggi il faccia a faccia per scoprire le carte

    Silvio Berlusconi (Ansa)
    Silvio Berlusconi (Ansa)

    All’incontro con Matteo Renzi, in programma ieri al Nazareno con la delegazione di Fi, Silvio Berlusconi non si è presentato. Il Cavaliere sapeva che non era davanti a una platea tanto numerosa, che il premier avrebbe scoperto le sue carte. Sarebbe stata quindi una passarella, utile solo al segretario del Pd. Del resto fin da lunedì le diplomazie erano al lavoro per un faccia a faccia tra il premier e il Cavaliere, che si terrà oggi, presumibilmente a pranzo prima della riunione di Berlusconi con i gruppi di Fi.
    Il Cavaliere vuole capire le «vere» intenzioni di Renzi. Perché - questo il ragionamento - «noi la nostra parte l’abbiamo fatta fino in fondo consentendogli di approvare l’Italicum, adesso tocca a lui». Il leader di Fi sa che su questo si gioca il suo futuro e quello del partito. Se alla fine Renzi dovesse voltargli le spalle, la spaccatura interna a Fi guidata da Raffaele Fitto non potrebbe che ampliarsi a dismisura, vanificando sul nascere il progetto di riunificazione del centrodestra. Per questo ha garantito ad Angelino Alfano che sul nome Fi e Ncd marceranno «uniti». È un mutuo soccorso. Alfano non ha la forza per tenere da solo testa a Renzi e Berlusconi ha bisogno dei numeri di Alfano per evitare che il Capo dello Stato sia solo frutto di un’intesa di maggioranza.

    Il dubbio di Berlusconi è che Renzi punti soprattutto a ridurre le perdite interne, rimpiazzandole magari con la sempre più numerosa pattuglia di ex grillini. E le rassicurazioni verbali offerte ieri da Renzi alla delegazione azzurra non sono certo sufficienti a cancellare questi timori. Nell’incontro con i capigruppo Romani e Brunetta, accompagnati da Giovanni Toti, Deborah Bergamini, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, il premier ha ribadito di voler arrivare alla scelta «condivisa» di un Capo dello Stato che deve essere «arbitro» e non «giocatore». Renzi si è guardato bene dal fare nomi.
    Qualche indicazione però l’ha offerta. Alla richiesta di un Presidente che non abbia una storia di «militanza» a sinistra, il premier ha risposto secco che su questo punto «non accetto veti così come io non pongo diktat». Ma questo non significa escludere a priori un non-politico. Anzi, Renzi ha fatto l’esempio di Ciampi, sottolineando che il ruolo «politico» lo si conquista di diritto non appena varcato il portone del Quirinale. Un passaggio che a più di qualcuno ha fatto venire in mente che stesse pensando a Pier Carlo Padoan, il ministro dell’Economia.
    Oggi però Berlusconi si attende qualcosa di più. Anche perché i suoi ambasciatori (Gianni Letta e Denis Verdini) alcune precise indicazioni le hanno già fornite. Il Cavaliere continua a dire «no» a Sergio Mattarella (così come a Romano Prodi) e ha dato la sua disponibilità su Giuliano Amato e in extremis a un esponente Pd quali Piero Fassino, Anna Finocchiaro e anche Walter Veltroni.

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