ROMA - Per il premier Matteo Renzi, mentre nelle trattative più riservate il cerchio si stringe attorno a due o tre nomi, quello trascorso al Nazareno per le consultazioni di tutti i partiti è il giorno del metodo, del coinvolgimento, dell'ascolto, della massima condivisione. Sempre a partire dal Pd, i cui deputati e senatori saranno ancora una volta riuniti stamattina per fare il punto, ma tenendo il raggio di luce allargato su tutto il Parlamento. Dai piccoli partiti ascoltati in mattinata fino ai dissidenti grillini saliti significativamente al Nazareno in tarda serata, a chiudere il giro di consultazioni.
Da tutti è venuta un'indicazione precisa: no a un tecnico, sì a un politico. A dirlo chiaramente è il ministro dell'Interno Angelino Alfano, che ha guidato la delegazione Ndc-Udc, e la cui strategia è stata concordata con Silvio Berlusconi: «Il prossimo presidente della Repubblica deve essere una personalità che abbia militato nelle istituzioni, un politico d'esperienza che sappia accompagnare il processo di riforme avviato».
L'identikit è chiaro. E oggi sarà la giornata della stretta sui nomi a partire da due incontri fondamentali: in mattinata, dopo la riunione dei gruppi, con l'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani - l'unico in grado di garantire a Renzi la lealtà della maggior parte della minoranza del Pd - e ad ora di pranzo con il contraente del patto del Nazareno Silvio Berlusconi. Il quale ha volutamente disertato ieri sera l'incontro tra le delegazioni, mandando al Nazareno i capigruppo (si veda l'articolo in pagina). Chiaro che il leader di Forza Italia vuole rientrare in campo, dopo l'ultimo incontro a Palazzo Chigi sull'Italicum, solo al momento di chiudere sul nome intestandosi in questo modo una parte fondamentale nell'intesa che salverà la legislatura: riconoscimento che Renzi potrà concedere all'oppositore esterno solo dopo aver trovato la quadra con l'oppositore interno. Giovedì mattina sarà poi la volta della riunione dei circa 450 grandi elettori del Pd (deputati, senatori e delegati regionali) che confermerà la scelta di votare scheda bianca alle prime tre votazioni (scelta annunciata anche da Alfano e da Forza Italia).
Per l'ufficializzazione del nome bisognerà invece probabilmente attendere sabato, prima dell'inizio della quarta votazione o addirittura prima dell'inizio della quinta.
Chiudere sabato alla quarta o alla quinta votazione, e comunque prima dell'apertura dei mercati lunedì mattina, resta appunto la priorità delle priorità per Renzi. «Dopo la quinta votazione - avrebbe ripetuto ai suoi interlocutori - si rischia il “liberi tutti”...». Si può partire proprio da questa esigenza, ossia dalla necessità di non incartarsi in votazioni ripetute, per iniziare a restringere la rosa dei nomi. I candidati di Renzi sono Sergio Mattarella e Pier Carlo Padoan. Tuttavia il ministro dell'Economia, nel suo ruolo di autorevole tecnico prestato alla politica, perde quotazioni alla luce della forte indicazione venuta ieri dai gruppi parlamentari in favore di un politico puro. Lui stesso sembra smarcarsi: «Credo che sia un grande onore essere considerati per quella carica, ma vorrei ricordare che sono il ministro dell'Economia e ho tanto da fare». Il premier, in ogni caso, non ha ancora rinunciato all'opzione Padoan. Su Mattarella, che avrebbe all'interno dei gruppi del Pd un ampio sostegno non riservato - secondo sondaggi interni - ad altri candidati sempre di area democratica, pesa ancora un forte resistenza da parte di Berlusconi. In questo quadro sembrano alzarsi le quotazioni di Giuliano Amato, sul cui nome Berlusconi sta tenendo duro e sul quale lo stesso Renzi ha registrato ampia convergenza dentro e fuori del Pd durante le ore trascorse lunedì a Montecitorio. Certo Amato non è il candidato del premier, ma ha ai suoi occhi l'indubbio vantaggio di poter passare alla quarta votazione visto l'ampio sostegno e il forte pressing del Parlamento. Sullo sfondo restano i due ex segretari Walter Veltroni e Piero Fassino, entrambi non sgraditi a Forza Italia ma a rischio “faide” interne nel segreto dell'urna. In molti danno poi di nuovo in ascesa Anna Finocchiaro. Il sindaco di Torino e presidente dell'Anci avrà tra l'altro modo di parlare con Renzi oggi stesso a Palazzo Chigi nell'ambito della prevista riunione del comitato nazionale di attuazione della legge Delrio sulle province.
Qualora le votazioni si dovessero incartare sui nomi politici resta in ogni caso sul tavolo la carta del “tecnico dei tecnici”, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, così come quella del “supplente” Pietro Grasso. Ma laggiù Renzi non ci vuole arrivare: chiudere sabato alla quarta o al massimo alla quinta votazione resta l'obiettivo più importante per il premier.
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