È la mossa del cavallo nel momento estremo. Dall’effetto quasi paradossale se si pensa che gli iscritti al M5S sceglieranno stamattina tra un elenco di candidati alle Quirinarie dove in cima finisce, grazie all’ordine alfabetico, nientemeno che Pier Luigi Bersani. Qualcuno dei pentastellati conia l’espressione «scardinaNazareno». Tra le opzioni al nome del dem si aggiungono quelli di Raffaele Cantone, Nino Di Matteo, Ferdinando Imposimato, Elio Lannutti, Paolo Maddalena, Romano Prodi, Salvatore Settis e Gustavo Zagrebelsky. Nove profili e non dieci, come previsto all’inizio, perché dalla speciale corsa ha ritenuto nel frattempo di ritirarsi la giurista Lorenza Carlassare.
E dunque una sorpresa, quando non il fine esplicito, potrebbe essere che i grillini si trovino a votare già dai primi scrutini, dove il quorum è più alto, l’una volta avversatissimo segretario del Pd o l’ex presidente della Commissione europea Prodi. Con una dose di malizia chiaramente il tentativo di Beppe Grillo di scompigliare i piani di Matteo Renzi su cui ha riversato parole irridenti nelle schermaglie dei giorni scorsi, vista l’indifferenza del premier rispetto a ogni ipotesi di dialogo preventivo con i Cinque Stelle sul Colle. Qualcosa in effetti è sembrato muoversi simmetricamente nella parte recalcitrante del Pd se per tutta la serata di ieri si sono rincorse voci secondo cui la minoranza avrebbe già sondato esponenti del Movimento per una convergenza su Pier Luigi Bersani a partire dal secondo scrutinio. In particolare l’attenzione si è concentrata sul ruolo di pontiere di Stefano Fassina che ha incontrato l’ex segretario del Pd faccia a faccia dopo l’incontro con Renzi. Anche se sarà Fassina stesso più tardi a negare i contatti, liquidando le indiscrezioni filtrate come «strumentalità», di riscontri dei movimenti messi in atto dalla minoranza dem non mancano.
Sul blog l’iniziativa del M5S che ha chiamato la base ad esprimersi sul prossimo capo dello Stato è stata presentata come logica conseguenza della mancanza di un interlocutore. Alla luce degli appelli inascoltati a Renzi «ci siamo rivolti ai parlamentari del Pd, molti dei quali alla prima legislatura. Silenzio assoluto. Pensando che il loro timore di esporsi fosse insuperabile, abbiamo chiesto, tramite mail, la libera espressione della loro volontà. Fare i nomi è un esercizio di democrazia! Dai 400 parlamentari del Pd, ci sono arrivate cinque risposte più un “invito a zappare la vigna”. L’unico nome che hanno indicato è stato quello di Romano Prodi». È dall’assemblea del gruppo M5S dietro la regia del duo Casaleggio-Grillo che viene fuori la rosa dei nomi che, con l’aggiunta appunto di Romano Prodi, viene messa in votazione (una preferenza soltanto, si chiude alle 14). Ufficialmente perché si vuole «onorare l’impegno preso con i parlamentari del Pd attraverso l’email». Il candidato con più voti «sarà votato dal gruppo parlamentare sin dal primo scrutinio», si chiarisce ancora sulle righe di presentazione delle Quirinarie sul blog. E la postilla è che se dal quarto scrutinio i cambi di maggioranza dovessero portare a un nome condiviso tra più forze politiche in Parlamento «si deciderà come meglio muoverci con una votazione lampo sul blog».
Non bastasse, c’è chi nel M5S dà prova di volersi spingere ancora oltre. Come il deputato Giuseppe Brescia che, a sorpresa, su Facebook lancia un sondaggio tra i propri follower. «Visto che tra i nostri dieci nomi ci sono Prodi e Bersani che dovrebbero fare da “scardinaNazareno”, vi chiedo: che ne pensate di Mattarella? È uno dei nomi fatti da Renzi ai suoi e forse anche lui potrebbe essere utile a far saltare l’accordo tra Renzi e Berlusconi perché sgradito a quest’ultimo. Voi lo votereste?». Segnali inequivocabili che dalla galassia grillina in fase di rivoluzione non sarebbe sbagliato aspettarsi ulteriori novità qualora si presentasse l’occasione giusta.
I NUMERI
35 - I fuoriusciti
I parlamentari che hanno lasciato il M5S da inizio legislatura
21,1% - Il risultato alle europee di maggio
Il M5S alle politiche ottenne il 25,5 per cento
I PROTAGONISTI DELLE QUIRINARIE
Pierluigi Bersani
Segretario del Pd dal 2009 al 2013, precedentemente era stato ministro nei governi Prodi, D’Alema e Amato
Raffaele Cantone
Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione dal 2014, prima è stato magistrato attivo nella lotta alla camorra
Lorenza Carlassare
Giurista e professore emerito di diritto costituzionale all'Università di Padova. Ha declinato la candidatura
Nino Di Matteo
Magistrato, come pm a Palermo di mafia. È sottoposto a eccezionali misure di sicurezza dopo le minacce di Totò Riina
Ferdinando Imposimato
Magistrato, politico e avvocato è presidente onorario aggiunto della Cassazione
Elio Lannutti
Giornalista, saggista e politico italiano, dal 1987 è presidente dell'Adusbef (Associazione difesa utenti servizi bancari, finanziari, assicurativi)
Paolo Maddalena
Giurista e magistrato italiano, ha ricoperto l'incarico di giudice costituzionale
Romano Prodi
Presidente del Consiglio dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008, ha anche presieduto la Commissione Europea dal 1999 al 2004
Salvatore Settis
Archeologo e storico dell'arte italiano, dal ’99 al 2010 è stato direttore della Normale di Pisa
Gustavo Zagrebelsky
Giudice della Corte costituzionale dal 1995 al 2004, ne è stato presidente nel 2004