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Dossier I radar delle Cancellerie puntati sul Colle

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    I radar delle Cancellerie puntati sul Colle

    Il dibattito politico di questi giorni che dovrà portare alla nomina del nuovo Capo dello Stato è seguito con particolare attenzione dalle cancellerie europee e da tutti gli alleati occidentali. Ma con molta discrezione e senza interferenze di sorta. «Si tratta di un interesse più che comprensibile – spiegano fonti di Palazzo Chigi – poiché le decisioni di politica interna di uno Stato membro dell’Unione europea si riflettono immediatamente sulla vita stessa dell’Unione; anche noi seguitamo quello che succede nelle altre capitali».
    Non c’è stata, come è naturale, nessuna richiesta a Renzi per un successore di Napolitano che sappia mantenere dritta la barra sui capisaldi della nostra politica estera, ossia europeismo ed atlantismo e che sia all’altezza di raccogliere l’eredità pazientemente costruita negli ultimi nove anni dall'ex presidente della Repubblica. Nell’ultimo vertice bilaterale Italia-Germania tenutosi a Firenze la settimana scorsa la cancelliera Merkel ha chiesto a Renzi ragguagli sui tempi e le modalità del processo decisionale che dovrà portare alla nomina ma senza disegnare alcun identikit gradito a Berlino.

    L’altissimo numero e i toni di grande vicinanza e apprezzamento dei messaggi di saluto a Napolitano da parte di molti capi di Stato e di Governo stranieri hanno però fatto pensare a una richiesta indiretta alle forze politiche italiane per non interrompere il lavoro avviato da Napolitano sui dossier internazionali. Molto poco formali e particolarmente affettuose le telefonate del presidente americano Barack Obama e della cancelliera Angela Merkel. Furono proprio loro due, dopo il G20 di Cannes nel novembre del 2011 (vertice nel quale Berlusconi negava l’esistenza della crisi perché «in Italia i ristoranti erano pieni»), a rivolgersi a Napolitano con toni preoccupati che contribuirono in parte alle dimissioni di Berlusconi e alla nomina di Mario Monti.
    Il presidente americano che già nel febbraio del 2013 aveva salutato in Napolitano un leader «lungimirante e straordinario» ha usato parole molto affettuose nell'ultima telefonata prima delle dimissioni nel corso della quale si è parlato del futuro delle relazioni transatlantiche e della necessità di «accompagnare le riforme strutturali con misure per supportare la crescita in Europa». Non più tardi di due settimane fa lo stesso ambasciatore americano John Phillips ha spiegato che «Napolitano ha fatto un gran bel lavoro garantendo una solida stabilità per l’Italia in un periodo difficile; speriamo che il processo di avvicendamento cominci subito per individuare una personalità che abbia la statura e le capacità del presidente Napolitano; è importante per l’Italia, per la nostra partnership e per il mondo avere qualcuno all’altezza del suo grande predecessore». Particolarmente toccanti le lettere della regina Elisabetta, del presidente francese, Francois Hollande e dell'ex presidente israeliano, Simon Peres. Insomma, una “valanga” di lettere di saluto a Napolitano (che continuano ad arrivare anche in questi giorni non più al Quirinale ma a Palazzo Giustiniani) che non potranno non far riflettere il mondo della politica.

    Ma forse proprio le riforme di Renzi su legge elettorale e fine del bicameralismo potrebbero rendere meno necessaria ora una figura di così alta visibilità internazionale. La figura di un presidente-notaio in Italia non c’è mai stata nei fatti proprio per i poteri molto ampi che la Costituzione gli ha attribuito per contenere i rischi di esecutivi troppo ingombranti. Ma ora una legge elettorale che potrà produrre Governi più forti e una riforma del bicameralismo con leggi più rapide potrebbe rafforzare l’esecutivo mettendo in ombra i poteri dell’inquilino del Quirinale che dovrebbe limitarsi a un ruolo analogo al presidente tedesco.