Più o meno è così che nel 2006 scoppiò la lunga e sanguinosa guerra fra Israele e Hezbollah, lungo il confine meridionale libanese. Due mezzi carichi di soldati israeliani colpiti dai miliziani sciiti, due militari morti e sette feriti, un bombardamento di risposta israeliano sotto il quale è morto un militare spagnolo inquadrato nei caschi blu dell’Unifil. Allora la violenza non si fermò per un mese intero, questa volta potrebbe ripetersi.
Lo scontro di ieri mattina è avvenuto nella regione del Golan, attorno alle fattorie di Sheba, territorio forse libanese, forse siriano, comunque occupato dagli israeliani. Una serie di razzi lanciati dalle postazioni di Hezbollah ha centrato due mezzi militari israeliani, incomprensibilmente non blindati, data la tensione continua e crescente lungo la frontiera.
Poche ore prima gli israeliani avevano colpito alcune posizioni dell’artiglieria siriana che martedì avevano sparato in direzione di Israele.
All’attacco di Hezbollah, ieri mattina, gli israeliani hanno risposto immediatamente con una salva di cannonate. Una di queste ha ucciso un soldato del contingente spagnolo dell’Unifil, i caschi blu delle Nazioni Unite che presidiano la frontiera fra Israele e Libano. Uno dei contingenti più numerosi – circa 1.200 donne e uomini – è quello italiano che tuttavia è dispiegato in una zona diversa, più a Ovest, da quella dei combattimenti di ieri mattina.
L’ipotesi più probabile è che Hezbollah abbia voluto vendicare una precedente azione israeliana della settimana scorsa. Più o meno nella stessa zona, un elicottero aveva centrato un convoglio di Hezbollah, uccidendo sei miliziani del movimento sciita libanese, fra cui un dei suoi capi militari più rilevanti. Ma, ancora più importante, nell’attacco israeliano è rimasto ucciso anche un generale iraniano: Hezbollah e Iran sono alleati strettissimi, combattono insieme sia in Siria che in Iraq.
Israele deve rispondere «in modo forte e sproporzionato», dice da Pechino dove è in visita, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman. Secondo lui, non solo Hezbollah ma l’intero governo libanese è responsabile dell’attacco.
Anche nella guerra precedente, bombardando zone del Paese lontane dalla frontiera e non controllate da Hezbollah, Israele si era alienato i molti nemici libanesi del movimento islamico sciita.
Le dichiarazioni di Lieberman potrebbero essere parte della campagna elettorale in corso in Israele – si vota il 17 marzo – più che un reale piano d’azione per le prossime ore. Il grande dubbio è infatti se il batti e ribatti continuo dello scontro di confine fra Israele ed Hezbollah, si fermerà qui o la faida prenderà le dimensioni di un’altra vera guerra.
Anche nel pomeriggio di ieri si è continuato a sparare attorno alle fattorie di Sheba. I militari israeliani centrati ieri mattina dai razzi, stavano cercando eventuali tunnel scavati da Hezbollah per penetrare in territorio israeliano e colpire di sorpresa. La situazione è estremamente tesa. Importanti saranno le decisioni di Bibi Netanyahu nelle prossime ore e il discorso preannunciato per domani, venerdì, dal capo supremo di Hezbollah, Hassan Nasrallah.
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I CASCHI BLU IN LIBANO
Sotto comando italiano
La forza di interposizione Onu in Libano (Unifil) è nata dopo l’invasione israeliana del 1978. Dopo il conflitto israelo-libanese del 2006, la missione (Unifil II) è stata rafforzata con oltre 10mila militari di 38 Paesi. Attualmente il comando è italiano.
La missione dell’Unifil
Il compito dell’Unifil è monitorare la cessazione delle ostilità tra le forze armate israeliane e quelle libanesi, accompagnare e supportare queste ultime, assistere le popolazioni civili. L’Italia è il quarto contributore finanziario alle missioni di pace, e in Libano schiera uno dei contingenti più numerosi, 1.200 caschi blu.
Sotto attacco
Il primo attacco contro Unifil II risale al 24 giugno 2007, contro i caschi blu del contingente spagnolo: morirono sei colombiani. Il 27 maggio 2011 una bomba contro un convoglio a sud di Beirut provocò il ferimento di sei militari italiani. A dicembre dello stesso anno rimasero feriti cinque soldati francesi in un’esplosione contro un convoglio a sud di Tiro.