IL CONTESTO
L’indagine fa riferimento al periodo della guerra civile siriana quando a fronteggiare il regime di Assad c’era l’esercito libero della Siria
MILANO
Terrorismo internazionale. È questa l’accusa che la procura di Milano ipotizza nei confronti di sei cittadini siriani accusati di una serie di atti di violenza nei confronti di loro connazionali. Le indagini erano partite da alcuni episodi senza apparenti legami tra loro avvenuti tra il 2011 e il 2012 nel Milanese, ma gli uomini della Digos e del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dei Carabinieri ne hanno riallacciato i fili consentendo alla procura di ricostruire i fatti. Ieri, così, i magistrati milanesi hanno chiuso le indagini sul gruppo di siriani, 13 in tutto, accusati a vario titolo degli episodi di violenza in Italia e in Siria. Sei di loro sono accusati di terrorismo internazionale e nel frattempo sono partiti dall’Italia per andare a combattere contro il regime di Assad. Tra di loro c’è anche Haisam Sakhanh, un elettricista che viveva a Cologno Monzese, vicino a Milano, e che tra la primavera e l’estate del 2012 è partito per la Siria. Un altro dei sei indagati per terrorismo internazionale è Ammar Bacha, anche lui andato in Siria nello stesso periodo. Gli altri quattro indagati di terrorismo avrebbero agito solo in Italia.
Ai 13 siriani vengono contestati diversi atti di violenza tra Milano, Cologno Monzese, Brugherio, Parabiago e Busto Garolfo, contro loro connazionali sostenitori del regime di Assad tra l’estate del 2011 e i primi mesi del 2012. In quel periodo due siriani titolari di un bar a Cologno Monzese sono stati aggrediti e gravemente feriti e il locale è stato distrutto con bastoni e tubi di ferro. Per questo agli indagati, a vario titolo, vengono anche contestate le accuse di lesioni aggravate, danneggiamento aggravato, minacce e violenza privata.
Il gruppo di siriani avrebbe anche portato in Siria visori notturni e puntatori di precisione: sistemi di armamento che sono liberamente commerciabili, ma che testimoniano il contesto nel quale si muovevano. Tra i reati ipotizzati ci sarebbe anche la preparazione di armi chimiche.
L’indagine fa riferimento a un preciso periodo della guerra civile siriana, quando a fronteggiare il regime di Assad c’era il sedicente esercito libero della Siria. Solo successivamente alcune fazioni si sono avvicinate al gruppo estremista islamico Al Nusra, mentre oggi è l’esercito dell’Isis ad aver preso piede.
Le indagini hanno accertato che Haisam Sakhanh, detto Abu Omar, sarebbe uno dei ribelli siriani che vengono ripresi in un video del New York Times diffuso nel settembre 2013 mentre uccidono alcuni soldati dell’esercito di Assad. Una violazione del diritto umanitario e del diritto bellico che viene contestata nell’inchiesta. Nel video viene anche letto un proclama che evidenziava la svolta in chiave jihadista dei combattenti, tra cui lo stesso Sakhanh. La gran parte dei siriani indagati sono tuttora in Siria o all’estero e dunque irreperibili.
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