La locomotiva americana sbuffa e fatica a trainare la zavorra di Europa e Asia. La crescita americana ha frenato ancora più di quanto temuto nel quarto trimestre del 2014, al 2,6% dal 5%, quasi dimezzando la velocità. E per il trimestre in corso, il primo del 2015, le attese degli analisti non sono brillanti: potrebbe attestarsi ancora una volta a un passo modesto, tra i 2 e il 3 per cento.
Il pilastro dell'economia statunitense, in realtà, è stato sempre più tale: i consumi, che rappresentano oltre due terzi del Pil, aiutati dalla caduta del prezzo delle benzina e dalle recenti schiarite occupazionali hanno marciato baldanzosi al ritmo del 4,3 per cento. Il migliore addirittura dal primo scorcio del 2006.
La crescita è inciampata piuttosto su un nuovo calo della spesa pubblica, del 2,2%,causato da una ritirata degli investimenti militari in precedenza cresciuti molto. Ma a tradire davvero e malamente la ripresa sono stati gli investimenti aziendali, congelati ad un incremento impercettibile dell'1,9 per cento. Qualche spesa in più in proprietà intellettuali, assai meno in macchinari. E, in aggiunta, hanno perso vigore le esportazioni del “made in Usa”, aumentate del 2,8% rispetto al 4,5% dei tre mesi immediatamente precedenti.
La frenata, insomma,è' anzitutto legata ad un nuovo e repentino calo di fiducia della Corporate America, ad una cautela che vede nubi all'orizzonte dell'espansione globale e guerre delle valute dannose per il business.
Il risultato è che il 2014 per gli Stati Uniti è stato a conti fatti un anno non ancora troppo diverso dagli ultimi: la crescita annuale è stata del 2,4%, poco oltre il 2,2% medio dei tre anni precedenti. È questa la media di un Pil in contrazione nei primi tre mesi dell'anno, in rialzo del 4,3% nei secondi, del 5% nei terzi e ora di nuovo in frenata. Ben al di sotto di passate salutari riscosse economiche, quali il 3,4% medio degli anni Novanta.
La Federal Reserve ha nei giorni scorsi notato una «crescita solida», esprimendo un sostanziale ottimismo sull'economia americana e le sue potenzialità di continuare sulla strada della ripresa nonostante gli ostacoli. Ma ha anche indicato che qualunque stretta sui tassi, che rimuova lo stimolo di una politica monetaria ultra-accomodante, potrebbe slittare, probabilmente di questo passo dopo la metà dell'anno e - secondo alcuni analisti - forse ben oltre. La frenatadel Pil, di sicuro, intensificherà il dibattito sulla salute dell'economia e sulla continua necessità di sostegno.
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