Telefonate di fuoco, capannelli, riunioni più o meno carbonare: ieri a conquistare la scena non sono stati il secondo e terzo scrutinio per l’elezione del Capo dello Stato ma il dramma che si andava consumando dentro il centrodestra. Da una parte Silvio Berlusconi che, ancora alle prese con i servizi sociali a Cesano Boscone, si sentiva suggerire dai vertici dei gruppi parlamentari di abbandonare l’aula questa mattina per evitare i «franchi soccorritori» azzurri a sostegno di Mattarella; dall’altra Angelino Alfano, bombardato dagli aut aut del fronte renziano e con un partito terremotato tra chi già si dichiarava a favore del sostegno a Mattarella e chi invece poneva come condizione per la resa una parola «chiarificatrice» del presidente del Consiglio. Con il passare delle ore però la nebbia si è andata diradando.
La posizione ufficiale, tanto di Alfano che di Berlusconi, arriverà solo questa mattina. Ma al momento l’ipotesi più probabile è che Fi manterrà la scheda bianca mentre Area popolare (Ncd e Udc) voteranno Mattarella e quindi il centrodestra non avrà una posizione unitaria.
Quella appena trascorsa è stata una lunga notte, per buona parte insonne con incroci di telefonate tra Alfano e Renzi, Alfano e Berlusconi e probabilmente anche tra Renzi e Berlusconi. L’appello nel tardo pomeriggio del premier, per una larga convergenza tra le forze di maggioranza e opposizione sul futuro Capo dello Stato non è bastato a far invertire le posizioni iniziali di Fi.
Forza Italia naviga a vista in un mare in tempesta. Lo conferma la riunione mattutina dell’ufficio di presidenza dei gruppi parlamentari dove viene ventilata l’ipotesi dell’Aventino, l’uscita dall’aula alla quarta votazione. A Berlusconi spiegano che questo sarebbe l’unico modo per controllare i voti, per evitare che a Mattarella giunga anche un soccorso azzurro da parte dei 40 fittiani e non solo: la pattuglia dei siciliani è numerosa così come quella di chi ancora risente del venticello democristiano. «Per ora dite che votiamo scheda bianca...», è stata la risposta del Cavaliere. Il tempo di riattaccare il telefono e già le agenzie avevano messo in rete la linea dura di Fi, provocando la reazione di molti parlamentari. In primis di Raffaele Fitto, che risponde con una nota durissima in cui parla di «ennesimo autogol» da parte degli stessi che hanno votato l’Italicum e che ora invece sono pronti a « collocare fisicamente Fi fuori dal Parlamento» per l’elezione del nuovo Capo dello Stato dimostrando così di oscillare «tra governismo a tutti i costi e marginalità a tutti i costi. Due errori uguali e contrari». Ma non ci sono solo i fittiani. «Abbiamo deciso ieri scheda bianca e ora si cambia di nuovo? Così è un suicidio...» è il ragionamento che trapela anche tra i i più moderati.
Chi però è davvero sotto il fuoco incrociato è Angelino Alfano. Berlusconi gli chiede di non mollare, di mantenere la linea unitaria. Ma dopo il faccia a faccia con Renzi, il leader di Ncd vacilla. Il premier gli ha detto chiaro e tondo che non è pensabile che il ministro dell’Interno «non voti il Capo dello Stato». Alfano ha chiamato più volte lo stesso Mattarella per spiegare che insomma la questione non è certo sul suo nome. Ma il messaggio del premier è chiaro: se non votate siete fuori, anche se poco dopo farà uscire una nota in cui sottolinea l’importanza della larga convergenza sul nome del futuro Presidente. Quel tanto che basta per far dichiarare a Roberto Formigoni che «l’appello» di Renzi «sana l’errore», ovvero la candidatura unilaterale del Pd. Non la pensano così però i capigruppo di Camera e Senato, Nunzia De Girolamo e Maurizio Sacconi, né Maurizio Lupi e perfino le colombe di Ncd Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin. Il messaggio è ritenuto fin troppo generico e accompagnato da nuove “minacce” come quella del vicesegretario del Pd Debora Serracchiani su una necessaria «verifica» di governo e dalle sparate del leader di Sel Nichi Vendola che all’elezione di Mattarella lega anche la rivisitazione del Jobs act, delle decisioni sulle unioni civili e, naturalmente, delle riforme. La temperatura sale nuovamente. Renzi chiama Alfano. Da Palazzo Chigi fanno filtrare che il colloquio sarebbe stato improntato a «ricostruire un clima sereno per consentire quella convergenza sul nome di Sergio Mattarella che il premier aveva auspicato». Il leader di Ncd convoca il gruppo per le 21, pronto a dare il via libera al voto su Mattarella. Ma nel partito l’ala degli oltranzisti non molla. Così la riunione slitta a questa mattina. L’orientamento è per il sì. Nel frattempo 11 parlamentari hanno già inviato una dichiarazione alle agenzie in cui annunciano che loro comunque stamane voteranno per Mattarella.
POSIZIONI A CONFRONTO
Forza Italia: scheda bianca
Meglio uscire dall’aula per evitare trabocchetti oppure entrare e votare scheda bianca, con il rischio che però qualcuno nel segreto dell’urna voti per Mattarella. Alla fine Silvio Berlusconi si è orientato per questa seconda opzione. Da una parte ha pesato la volontà di non rompere definitivamente la nuova unità sul Colle ritrovata con Angelino Alfano (che su pressione di Renzi voterà sì), dall’altra l’ex premier non ha nessuna intenzione di fare sgarbi plateali al futuro capo dello Stato
Alfano: sì a Mattarella
Per i centristi il dilemma per tutto il giorno è stato: votare scheda bianca per ribadire la nuova unità ritrovata con Silvio Berlusconi, oppure sostegno a Mattarella, ribadendo il sì alla maggioranza di governo di cui i centristi fanno parte? Alla fine Alfano e i suoi si sono orientati verso il sì, di fronte al pressing del premier Renzi che ha evidenziato la contraddizione di un ministero dell’Interno che non vota per il futuro capo dello Stato. Resta la contrarietà dei centristi al metodo con cui è stato scelto Mattarella