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Il «caso Spagna», la ripresa prende forza

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Il «caso Spagna», la ripresa prende forza

DUE MOTORI

La crescita non dipende

più solo dalle esportazioni

ma ha trovato sostegno

anche nella domanda interna,

nonostante i prezzi in discesa

Continua a rafforzarsi la ripresa dell’economia spagnola. Nel quarto trimestre del 2014 il Pil è cresciuto dello 0,7% rispetto al trimestre precedente: si tratta del maggiore incremento trimestrale degli ultimi sette anni, un balzo che è andato oltre le stime degli analisti che avevano indicato un aumento dello 0,6 per cento.

La progressione del Pil è stata evidente anche in termini tendenziali, come non accadeva dal 2008: rispetto allo stesso periodo del 2013 l’aumento è stato del 2 per cento.

La Spagna, secondo le stime preliminari diffuse ieri dall’Istituto di statistica, non sembra aver risentito delle difficoltà economiche e delle turbolenze politiche che attraversano l’Europa. Il Paese, uscito distrutto da una recessione durata più di due anni, è al sesto trimestre consecutivo di crescita e si prepara ad affrontare un lungo anno elettorale - con elezioni amministrative in Andalusia e in Catalogna, e soprattutto con il voto nazionale di novembre - in una fase di piena espansione economica.

Nel terzo trimestre del 2014, il Pil era cresciuto dello 0,5% congiunturale e dell’1,6% su base annua. Mentre nell’intero 2014 il Pil è cresciuto dell’1,4% dopo cinque anni di contrazioni o stagnazioni.

«La ripresa si va consolidando e sta coinvolgendo tutta l’economia. Questo - dice da Londra, Raj Badiani, analista di Ihs Global Insight - ci fa pensare che la Spagna si stia posizionando molto bene per sfruttare gli ulteriori elementi a favore della crescita che si stanno manifestando già in questo inizio di 2015: il calo dei costi energetici, il cambio favorevole dell’euro, la riduzione delle tasse sui redditi delle famiglie e delle imprese».

Il governo conservatore si fa forte dei dati economici per sostenere la sfida dei nuovi socialisti di Pedro Sanchez e la grande avanzata, almeno nei sondaggi, di Podemos, il movimento che ha dato voce alla protesta degli Indignados e con un programma simile a quello di Syriza in Grecia sarebbe già diventato il primo partito del Paese. «Per quest’anno abbiamo previsto un aumento del Pil del 2%, ma se petrolio e cambi rimangono a questi livelli, avremo una crescita aggiuntiva di 0,5 punti. È una stima prudente, potremmo arrivare al 2,5 per cento», ha spiegato pochi giorni fa il ministro dell’Economia, Luis de Guindos.

Il 2014 è stato anche l’anno della svolta per l’occupazione: si è chiuso con un tasso di disoccupazione del 23,7%, sempre allarmante e inferiore in Europa solo alla Grecia, ma oltre due punti percentuali più basso rispetto ai picchi della crisi registrati a fine 2012. Sono stati 478mila i posti di lavoro creati l’anno scorso dall’economia spagnola che - tra riforme e disperazione - ha ritrovato capacità di competere sui mercati internazionali. Ma non solo.

«La spesa delle famiglie e gli investimenti delle imprese stanno contribuendo alla ripresa in modo notevole», scrivono gli analisti di Morgan Stanley in un report. «La ripresa - aggiungono gli esperti della banca d’affari - si sta sviluppando ora in modo positivo mentre per circa un anno la crescita dell’economia spagnola è dipesa quasi interamente da un unico motore: le esportazioni. Ora ci sono due motori: le vendite all’estero e la domanda interna»

La domanda interna delle famiglie aumentata del 2,1% nel 2014. E in dicembre le vendite al dettaglio sono cresciute del 6,5% per nulla influenzate dai prezzi al consumo che dopo essere scesi dell’1,1% nell’ultimo mese dell’anno sono calati dell’1,5% anche a gennaio, per il settimo mese consecutivo.

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