di Barbara Fiammeri
C'è un dato che l'elezione di Sergio Mattarella conferma: la forza di Matteo Renzi parallela e speculare alla sconfitta del centrodestra, di Silvio Berlusocni e Angelino Alfano. E non solo per aver dovuto subire il diktat del premier sul nome di Mattarella ma soprattutto per gli effetti che questa scelta ha provocato su Fi e Ncd, entrambi a rischio polverizzazione. La minoranza azzurra guidata da Raffaele Fitto, che fino a ieri contava una quarantina di parlamentari, è destinata ad allargarsi: la scommessa di Berlusconi, lo scambio Italicum/ Quirinale, se mai davvero era stato concepito in questi termini, si è rivelato fallimentare.
Anche perchè l'ex premier, ulteriormente provato dalle difficoltà degli ultimi giorni (da Milano è arrivato il no sia allo sconto di pena, sia alla possibilità di rimanere a Roma per l'elezione del Capo dello Stato), si è mostrato poco lucido e soprattutto lento nella reazione. Lo stesso dicasi per Alfano che in questa partita aveva, per il ruolo che riveste il suo partito - di maggioranza e non di opposizione, ed egli stesso ministro dell'Interno - una sola strada percorribile: votare Mattarella.
E infatti così è andata, ma ci sono volute 48 ore di troppo per arrivarci. Un tempo lunghissimo nel quale si è consumata la rottura dell'appena rinnovato asse con Berlusconi (FI ha mantenuto la linea della scheda bianca) e soprattutto quella dentro lo stesso Ncd, con il capogruppo al Senato Maurizio Sacconi che ha già annunciato le dimissioni. Un harakiri che poteva essere evitato, o quanto meno attenuato se si fosse risposto a Renzi con la stessa velocità con cui il premier li ha spiazzati. Berlusconi e Alfano, sapevano fin da mercoledì che il segretario del Pd di lì a poche ore avrebbe comunicato che il candidato del partito era Mattarella, che non c'era alcuna possibilità per altre ipotesi.
A nulla erano servite telefonate e incontri (l'ultimo faccia a faccia del premier fu proprio con Alfano giovedì prima dell'assemblea del Pd): si doveva prendere atto della sconfitta e attenuarla, dichiarare prima ancora di Renzi di voler convergere, tanto Fi che Ncd, su Mattarella, un signore che è un ex democristiano, giudice costituzionali da tutti stimato e rispettato, come ci hanno tenuto a far sapere anche il Cavaliere e il ministro dell'Interno, ponendo così il sigillo sul candidato per un'elezione al primo scrutinio, mettendo in difficoltà la sinistra Pd e Sel che si ritrovavano a votare assieme al Patto del Nazareno. Invece Berlusconi e Alfano hanno dato vita a uno psicodramma, con i loro rispettivi eserciti allo sbando e pronti all'ammutinamento: una sconfitta che, almeno per le proporzioni che ha assunto , poteva essere certamente evitata.
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