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Dossier Per la presidenza si apre una fase nuova

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    Per la presidenza si apre una fase nuova

    Sergio Mattarella (a destra) con Giorgio Napolitano (Ansa)
    Sergio Mattarella (a destra) con Giorgio Napolitano (Ansa)

    Si apre una nuova fase per la presidenza della Repubblica, una fase avviata da Giorgio Napolitano con l'impulso alle riforme - e l'effettiva apertura del cantiere - che sarà conclusa da Sergio Mattarella. Lui che fu “padre” della seconda repubblica con la legge elettorale che porta il suo nome e che consegnò all'Italia un sistema bipolarista e dell'alternanza, sarà anche quello che vedrà nascere nuove regole elettorali e soprattutto un nuovo assetto istituzionale con la riforma del Senato e del bicaeralismo paritario. Si parla tanto degli effetti di questa elezione sul patto del Nazareno e sul percorso delle riforme: c'è chi lo mette in dubbio, chi addirittura lo archivia, ma la storia di Mattarella non racconta quella di un uomo ostile al rinnovamento.

    Quella storia racconta invece i passi di un esponente della sinistra Dc, magari austero, ma che ha sempre fatto i conti con il rinnovamento. Non a caso ieri, Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Ppi, sottolineava proprio questo aspetto: «Sarà un garante della Costituzione, attivo e non conservatore». E allora è questo il nuovo fulcro della presidenza della Repubblica, non tanto l'interrogativo su come procederà o si dissolverà il patto del Nazareno.

    Il Mattarella presidente sarà - verosimilmente - il garante di un rinnovamento fatto dentro il Parlamento e con le più ampie forze politiche. E come ha detto lo stesso Giorgio Napolitano, il nuovo assetto dovrebbe portare a quel ritorno alla “normalità” costituzionale che vede il ruolo del capo dello Stato rientare nel suo ambito naturale, quello di rappresentante dell'unità nazionale e del rispetto della Costituzione.

    Del resto è quello che scrisse lo stesso neo presidente Sergio Mattarella in un articolo su “Europa” in cui richiama un saggio di Leopoldo Elia confermando quei «paletti invalicabili» posti dalla Costituzione a una visione «troppo estensiva» delle funzioni del capo dello Stato. Dunque, fedeltà al dettato costituzionale ma che il “padre” della seconda Repubblica non tradurrà in un freno alle riforme.

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