L’ATTENZIONE AL SOCIALE
Nei suoi interventi insisterà certamente sull’equità sociale e sulla necessità di includere le giovani generazioni
nel mondo del lavoro
Roma
Le prime parole pronunciate dopo l’elezione da presidente della Repubblica sono quelle che ci si attendeva. Poche. Anzi, «sufficienti» come le ha definite lo stesso Sergio Mattarella fornendo così un’idea della sua unità di misura rispetto al parlare, intervenire, annunciare. È stato eletto quasi con la maggioranza qualificata e ben sopra quei 505 voti che sarebbero già bastati a farlo diventare il dodicesimo capo dello Stato, il primo siciliano nella storia della Repubblica. Ne ha presi 665 e questo numero spiega anche con quale forza si insedia al Quirinale. Con la forza di una convergenza ampia che ha attraversato i confini della maggioranza di Governo e ha attecchito oltre, verso aree che non erano neppure state messe in quel pallottoliere di Palazzo Chigi degli ultimi giorni.
Ma ecco il suo primo commento, che sembrava quasi estorto guardando alla riluttanza o timidezza con cui ha preso il microfono che gli era stato passato dopo l’annuncio di Laura Boldrini della sua elezione. «Il pensiero va soprattutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini, è sufficiente questo». Una frase brevissima eppure molto limpida, comprensibile, che richiama la sua cultura cattolica ma si collega anche con quegli italiani che soffrono la crisi con parole di grande semplicità. Forse sarà questo tratto “francescano” la sua cifra comunicativa con gli italiani. Non l’empatia ma uno stile di grande austerità in tempi in cui l’austerità l’hanno già vissuta i suoi «concittadini».
Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Ppi e molto vicino a Mattarella, ha detto che la sua presidenza sarà più simile a quella di Einaudi che a quella di Pertini. «Chi vuole mezza mela?» chiese proprio Einaudi da presidente a una cena ufficiale e quell’episodio viene citato proprio a esempio di uno stile. Che in effetti assomiglia al loden blu che Mattarella indossava ieri così come alla Fiat Panda grigia usata per uscire dalla Consulta. Poi la visita privata alle Fosse Ardeatine dove dirà ancora poche parole che si collegano a una tradizione politica ed europeista: «L’alleanza tra nazioni e popolo seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore».
E l’Europa sarà un punto importante della sua presidenza a cui arriva però con una solida reputazione atlantista, dopo aver fatto il ministro della Difesa negli anni della tragedia in Bosnia, ed europeista. Nell’entourage, raccontano di una telefonata molto «affettuosa» arrivata da Mario Draghi: complimenti non formali e la promessa di incontrarsi presto per discutere di Europa e della situazione italiana. Dunque, il terreno europeista è il suo ambito naturale anche se non è stato il palcoscenico della sua vita politica, più orientata alle riforme istituzionali. È il padre della legge Mattarella, quella che inaugurò il bipolarismo e con cui si votò nel '94, '96 e 2001. Dunque, un innovatore ed è questo il tratto che si aspetta anche l'Europa come si legge dalle parole del presidente tedesco Gauck: «Sono fiducioso che come capo di Stato parteciperà con successo, avvedutezza e perseveranza alla strada delle riforme intrapresa dall’Italia».
Chi lo conosce personalmente e chi lo ha frequentato nella vita politica non mette in dubbio la sua passione e ostinazione per le riforme. Sarà sotto questo segno la sua presidenza, come dirà nel suo discorso di insediamento previsto martedì mattina. Parlerà della necessità di proseguire con l’ammodernamento del sistema elettorale e della necessità di aggiornare e rendere contemporanea la seconda parte della Costituzione rispetto alle necessità che impone l’oggi. Inviterà anche alla massima unità ma tenendosi alla larga da parole che possano essere accostate alla morte o resurrezione del patto del Nazareno.
Ma se le riforme sono il capitolo più “scontato” e atteso della sua presidenza visti anche i suoi precedenti in politica e alla Corte costituzionale, la sorpresa sarà invece la sua attenzione al sociale. Sentiremo parlare e insistere sull’equità sociale e soprattutto sulla necessità di includere le giovani generazione nel mondo del lavoro. Di questo parlava già anni fa da ministro, quando già più di 15 anni fa metteva l’accento sulla disoccupazione giovanile. Dunque, questo sarà un altro centro di gravità della sua presidenza.
Ma Sergio Mattarella è soprattutto come l’hanno descritto tutti gli esponenti politici di quasi tutti i partiti, tranne la Lega e qualche 5 Stelle, è un «galantuomo», un uomo perbene, un «arbitro» come ha detto ieri Matteo Renzi. E se questa è una certezza che hanno tutti, nessuno sa immaginare dove gireranno le sue scelte. Se in funzione anti-patto del Nazareno per bocciare alcune norme della legge, come sembrava evocare e auspicare Bersani e tutta la sinistra del Pd e di Vendola. Di certo conferma quel profilo di serietà e affidabilità che già Giorgio Napolitano aveva dato all'Italia. A cui si aggiunge qualcosa che appartiene alla sua storia familiare: la morte del fratello Piersanti 35 anni fa, assassinato dalla mafia. Il nuovo presidente racconterà la parte virtuosa dell’Italia fatta di vita vissuta e di esempi come quelle dimissioni date da ministro dell’Istruzione dopo l’approvazione della legge Mammì. Se si potesse dire con uno slogan – che certamente non è nello stile del neo presidente - sarà un capo dello Stato più di fatti che di parole. Quelle resteranno «sufficienti» ma i fatti saranno concludenti.
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GIURAMENTO MARTEDÌ
L’eletto parte da casa
Il presidente della Repubblica viene prelevato dalla sua abitazione in forma privata dal segretario generale della Camera e accompagnato a Montecitorio a bordo di un’auto della presidenza della Repubblica scortata dai Carabinieri motociclisti
La campana di Montecitorio
La partenza del presidente dalla sua residenza è segnata dalla campana maggiore di Montecitorio, che suona fino al suo arrivo alla Camera
L’arrivo alla Camera
Il capo dello Stato viene ricevuto dai presidenti di Camera e Senato e riceve nell’atrio gli onori militari da un reparto di Carabinieri in alta uniforme. In Aula ci sono deputati e senatori, nelle tribune i delegati delle Regioni, i rappresentanti del corpo diplomatico e gli ospiti d’onore
Si sparano 21 salve di cannone
Aperta la seduta, il Capo dello Stato si alza in piedi e pronuncia la formula del giuramento che è: «Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione». In quel momento vengono sparate 21 salve di cannone e la campana di Montecitorio torna a suonare
Il messaggio alla nazione
Il presidente della Camera gli cede il posto al centro del banco e invita i grandi elettori a sedersi; dopodichè il capo dello Stato rivolge il suo messaggio alla Nazione
Si lascia l’Aula
Al termine del messaggio viene accolto dal presidente del Consiglio. Subito dopo viene accompagnato dal presidente del Consiglio e dal segretario generale del Quirinale all’Altare della Patria dove rende omaggio al Milite ignoto
Verso il Quirinale
Quindi, scortato dai Corazzieri a cavallo e dai motociclisti, Mattarella sale al Quirinale a bordo della Lancia Flaminia 335