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Dossier Il sollievo dei mercati

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    Il sollievo dei mercati

    Prima del nome, i numeri. A questo hanno guardato gli investitori esposti sul rischio-Italia. Presidente eletto con 665 voti al quarto scrutinio (più consensi delle attese e tempi rapidi) ha fatto tirare un sospiro di sollievo: niente crisi sul Quirinale. Poi il nome Mattarella, poco internazionale ma politico-tecnico con doti da unificatore: altro sospiro di sollievo .

    Le elezioni del presidente della Repubblica in Italia e lo stesso presidente della Repubblica non hanno mai giocato un ruolo di primo piano nelle scelte degli investitori e dei mercati esteri dalla nascita dell'euro fino a tre anni fa: principalmente, ed è ovvio che sia così, perché l'Italia non è una Repubblica presidenziale. Da qualche anno a questa parte, tuttavia, il peso del Quirinale è cresciuto nelle strategie di investimento sull'Italia: ed è per questo che ieri sono stati in molti, in giro per le piazze finanziarie del mondo, a domandarsi chi sia Sergio Mattarella e cosa ci si possa aspettare da lui, come garante della stabilità politica e del percorso delle riforme.

    La crisi del debito sovrano nell'Eurozona e lo spread BTp/Bund a 575 punti nel novembre del 2011 amplificarono tutti i punti di debolezza del sistema-Italia, compreso quello dell'instabilità politica. Dal novembre del 2011, i mercati (e fors'anche Bruxelles) hanno preteso un garante della stabilità politica fuori dalla mischia: un compito che Giorgio Napolitano si affrettò a ricoprire, raccogliendo consensi e conseguendo un successo forse insperato all'epoca. L'Italia è un paese con un debito/Pil attorno al 130% e senza ancora una crescita potenziale robusta che consenta ai suoi creditori di dormire sonni tranquilli.

    Pur se all'interno di un'Eurozona che promette di protegge i suoi Stati membri con la vasta gamma degli strumenti del “whatever it takes” (i fondi salva-Stati Efsf/Esm assistiti dalle OMTs della Bce, il Piano Juncker per gli investimenti e da ultimo il QE contro la deflazione e per aumentare il credito all'economia) un Paese come l'Italia è troppo grande per essere protetto solo dagli altri. Deve riuscire a proteggeri un po' anche da solo. Per questo, è un Paese che non può permettersi di sbandare politicamente. Ed invece è quello che è successo dal 2011 con la staffetta dei governi tecnici, e poi con lo stallo politico dopo le ultime elezioni generali e anche in occasione della nomina dell'inquilino del Quirinale. I mercati non possono dimenticare i famosi 101 franchi tiratori che impallinarono Romano Prodi elettrizzando l'atmosfera all' elezione del presidente della Repubblica, una poltrona che tutto deve simboleggiare fuorché le divisioni e l'instabilità.

    Le prime mosse di Sergio Mattarella verranno quindi seguite da vicino dai mercati innanzitutto per la portata del suo ruolo stabilizzatore e unificatore. L'elezione del nuovo Presidente verrà poi valutata da traders e strategists in termini di segnale su Matteo Renzi (se e quanto ne esce rafforzato) e su Silvio Berlusconi (se e quanto ne esce indebolito) e a seguire in termini di accelerazione o freno delle riforme strutturali e istituzionali che riguardano la legge elettorale e il Senato.

    Le aspettative dei mercati saranno dettate dall'eredità politica lasciata da Giorgio Napolitano: un ruolo di grande pacificatore non solo all'interno dell'arena politica italiana ma anche su scala internazionale. Non esiste più nulla di veramente “domestico” nell'Eurozona: il Quirinale è un Palazzo tanto italiano quanto europeo. E anche sotto questo profilo, di peso europeo e quindi internazionale, le dichiarazioni e gli intenti di Mattarella verranno soppesati.

    Cosa sono, in fondo, i mercati? Sono operatori finanziari, all'ingrosso o al dettaglio, istituzionali o privati, che investono in Italia o in asset di emittenti italiani con la speranza di non perdere il capitale e di incassare dei ritorni, in termini di plusvalenze, di dividendi, di cedole. Hanno bisogno, per non disinvestire, di essere rassicurati giornalmente che la fiducia nel sistema-Italia è ben riposta. Soprattutto dal 2011, un messaggio rassicurante i mercati se lo aspettano dal Quirinale.

    Così, il fatto che Mattarella sia un navigato uomo politico che però ha saputo anche prendere le distanze dalla politica sarà ben visto: i “tecnici” piacciono istintivamente ai mercati. Chi è esposto al rischio-Italia, cercherà nel nuovo Presidente la capacità di gestire all'occorrenza crisi improvvise, di saper tenere le redini saldamente in mano quando il cavallo della politica impazzisce. Perché se c'è un aspetto della politica italiana che ai mercati non va proprio giù, è l'imprevedibilità, il colpo di scena continuo: «Sto impazzendo - mi confidò il chief economist di una grande banca estera-. Da quando è scoppiata la crisi dell'euro oltre a Pil, inflazione, PMI indexes devo anche studiarmi i sistemi elettorali di 17 paesi. E quando penso di aver capito, spuntano fuori i franchi tiratori...».

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