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Dossier Riforme, Europa e lavoro le priorità di Mattarella

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    Riforme, Europa e lavoro le priorità di Mattarella

    La necessità di andare avanti con le riforme istituzionali, di rendere contemporanea la seconda parte della Costituzione rispetto alle esigenze della politica, della maggiore velocità delle decisioni, del quadro europeo. E soprattutto un richiamo molto forte agli aspetti sociali a cominciare dai giovani e dalla disoccupazione giovanile, quella cifra che supera il 40% e che flagella soprattutto le generazioni del Sud.

    Sergio Mattarella parlerà domani alle Camere che lo hanno eletto con 665 voti ma nel suo discorso non terrà conto di questo numero né solo delle forze politiche che lo hanno eletto. Parlerà ai parlamentari ma si sentirà rappresentante dei «concittadini» e quindi di esigenze che sono innanzitutto economiche e sociali.
    Le «difficoltà» saranno presenti nel suo discorso anche se in una prospettiva di riscatto, di fiducia in un contesto che resta ancorato all'Europa. Sarà molto forte il suo passaggio sull'Ue e sull'euro, soprattutto in un momento decisivo in cui si apre qualche spiraglio a favore della ripresa economica mentre restano aperta l'integrazione politica. Ai parlamentari invece riserverà il capitolo sulle riforme che non lascerà senza impulsi e richiami di andare avanti sia sulla legge elettorale che sulla riforma del bicameralismo paritario.
    Ieri il neo presidente ha salutato i suoi predecessori, prima Carlo Azeglio Ciampi al telefono, poi è andato a far visita a Giorgio Napolitano. «L'ho ringraziato per quanto fatto in questi anni», ha detto Mattarella tornando a piedi dalla casa dell'ex presidente verso la foresteria della Consulta dove vive attualmente. Ma c'è chi immagina un percorso molto simile a quello di Napolitano. Lo spiega Giorgio Tonini, senatore Pd e membro della segreteria del Pd: «Credo sarà molto più affine a Napolitano di quanto non si pensi. Si muoverà su quelli che sono i suoi due punti di riferimento culturali: la Costituzione e la politica. Dunque, il rigore del costituzionalista - che non era affatto estraneo a Napolitano - e, accanto, la mediazione della politica. La sua esperienza da parlamentare - conclude Tonini - lo porterà alla ricerca dell'accordo e anche all'aderenza con la realtà».

    Dunque, dopo molte ipotesi sulla somiglianza che avrà con i suoi predecessori ma Mattarella, intanto, parla agli ex presidenti più dell'attitudine con cui si avvicina al nuovo ruolo. Nella telefonata a Ciampi ha detto di essere «grato per tutto quello che hai fatto per il Paese. Tu puoi capire bene quali siano le mie preoccupazioni». Preoccupazioni che attengono agli impegni futuri ma in un contesto che non si è affatto stabilizzato, né sul fronte politico-istituzionale, né su quello dell'economia. Della crisi e della congiuntura europea ha parlato con Mario Draghi che lo ha chiamato qualche ora dopo la sua elezione con la promessa di scambiarsi - presto - riflessioni in un faccia a faccia.
    Molto forte sarà sicuramente il suo tratto cattolico. «Viene dall'azione cattolica e da un'epoca in cui la formazione era basata tutta su tre cardini: rigore e disciplina nello studio e nella professione; dialogo come metodo di costruire il consenso; attenzione ai poveri. Mi aspetto quindi di ritrovare questi filoni nel suo settennato», diceva Tonini che viene - anche lui - da quella tradizione. Un tratto che ha già fatto ipotizzare gesti nuovi sul Quirinale.

    Si parla di una possibile “spending review” sul Palazzo, della possibilità che tagli i costi della struttura, che voglia essere - per primo - esempio di una moderazione nella spesa pubblica. Molti immaginano che non vivrà al Quirinale ma si cercherà una “casa di Santa Marta” come è successo con Papa Francesco che ha interrotto una tradizione. Dunque, l'attenzione giornalistica sarà molto concentrata sullo stile di vita del nuovo presidente che ora abita in un piccolo appartamento (60 metri quadri) proprio a pochi passi dal Quirinale, che è la foresteria della Consulta. C'è attesa anche su quello che sarà il cerimoniale che lo porterà martedì al Colle, se replicherà i precedenti o se - da subito - preferirà la semplicità al protocollo.
    Si parla molto anche del suo staff ma al momento non ci sono notizie ufficiali. Sembra che per i primi tempi potrebbe restare Donato Marra, mentre in molti mettono in dubbio che possa arrivare Ugo Zampetti, ex segretario generale della Camera, per le polemiche che hanno accompagnato la sua uscita. Dubbi ci sono anche sulla possibilità che al Quirinale approdi Alessandro Pajno, anche se considerato nome molto “forte”, ma le sue quotazioni per ricoprire il ruolo di segretario generale o consigliere giuridico sembrano un po' in discesa. Giovanni Grasso - giornalista di «Avvenire» e autore del libro Piersanti Mattarella, da solo contro la mafia - potrebbe diventare il suo portavoce. E si fa anche il nome di Gianfranco Astori per ricoprire l'incarico di consigliere per la comunicazione insieme a quello di Francesco Saverio Garofani. Molto vicino a Mattarella è Antonello Soro, ex deputato e capogruppo Pd, ora Garante della Privacy.

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