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Rockettaro e di sinistra, chi è il banchiere francese che aiuterà…

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IL SUPER-CONSULENTE DI LAZARD

Rockettaro e di sinistra, chi è il banchiere francese che aiuterà la Grecia a ristrutturare il debito

PARIGI - «Bisogna cancellare metà del debito greco nei confronti dei creditori pubblici, cioè circa 100 miliardi». Nell'unico intervento che ha fatto sull'argomento prima di optare per un comprensibile silenzio, Matthieu Pigasse - l'uomo che per conto di Lazard consiglia il Governo di Atene nel negoziato con Bruxelles e i partner europei sulla ristrutturazione del debito - ha chiaramente fatto capire qual è, a suo parere, la base di partenza della trattativa.

«Il 75% dei circa 320 miliardi di debito greco – ha spiegato in un'intervista alla radio Bfm Business – è nelle mani dei creditori pubblici. C'è tutta una gamma di strumenti su cui lavorare, dall'allungamento delle scadenze di rimborso alla riduzione dei tassi d'interesse, fino appunto a una soluzione più radicale, con un importante haircut. Penso che se si abbandonasse il 50% di questa quota di debito, pari a 100 miliardi, si darebbe ad Atene la possibilità di ritrovare un ratio di debito sul Pil accettabile, diciamo intorno al 100-120% rispetto all'attuale 170 per cento». «Si tratta - ha aggiunto - di crediti già emessi e quindi già incorporati nei conti dei Paesi europei. Annullandone una parte ci sarebbe un impatto contabile, ma nessuna conseguenza dal punto di vista dei budget».

La Grecia, sostiene Pigasse, «è diventata il laboratorio di quello che potrebbe essere l'Europa di domani». Un'opportunità da non sprecare, secondo il banchiere d'affari che in questi anni non ha perso occasione – nelle interviste, negli speech, nei libri (da Révolutions a Eloge de l'anormalité) – per stigmatizzare «la miopia dell'austerità» e un'Europa che non ha avuto il coraggio di spingere il proprio processo d'integrazione fino all'unione finanziaria e fiscale.

Pigasse conosce bene il caso greco. E' già stato consulente del Governo di Atene tra il 2010 e il 2012, fino alla ristrutturazione del debito privato e alla cancellazione di una cifra equivalente (poco più di 100 miliardi). E in un'intervista al Sole 24-Ore nei giorni immediatamente successivi a quell'accordo (che ha portato circa 25 milioni nelle casse di Lazard), lanciava l'allarme: «Forse non servirà un nuovo piano, anche se le misure di iper austerità che la Grecia è costretta a prendere complicano le cose. Non si può imporre una cura tedesca a un paziente che tedesco non è». Aggiungendo che «non è concepibile una moneta unica senza un'unica politica finanziaria, fiscale, di bilancio, spero che finalmente si sia capito».

Un'intervista al termine della quale Pigasse ci lasciò con la sua playlist dell'anno, che iniziava con “Ode to sad disco” di Mark Lanegan e si chiudeva con “Slippin' shoes” dei Tindersticks. Già, perché Pigasse è un banchiere d'affari anomalo. Look alla Heidi Slimane, frequenti citazioni di Cioran e Camus, oltre a quella per la finanza – con specializzazione proprio in ristrutturazione dei debiti sovrani – l'amministratore delegato di Lazard France (dov'è entrato nel 2002 a 34 anni, il più giovane socio di sempre nella storia della maison di Boulevard Haussmann) ha almeno altre tre passioni. Quella appunto per la musica, in particolare per il punk. Non a caso è stato ribattezzato “la rock star della finanza”. Conosce a memoria tutto il repertorio dei Clash, dei Sex Pistols, dei Ramones. Ma se la cava abbastanza bene anche con i Parquet Courts, gli Orwells, i Royal Blood. Nel 2009 si è persino comprato un settimanale, Les Inrockuptibles, che rappresenta un po' la bibbia del genere in Francia.

La seconda è per l'editoria: insieme a Pierre Bergé (l'ex socio di Yves Saint Laurent) e Xavier Niel (l'uomo che con Free ha rivoluzionato il mondo delle telecomunicazioni francesi) ha comprato Le Monde. E poi il settimanale l'Obs. La terza è per la politica: vicino al partito socialista (area Strauss-Kahn), ha esultato per la vittoria di François Hollande, salvo poi ricordargli con asprezza che il mondo di oggi non ha bisogno di «normalità bensì di uomini eccezionali». Che lui pensa senz'altro di essere.

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