È ad un bimbo di due anni, Stefano Tachè, vittima dell'attentato terroristico alla Sinagoga maggiore di Roma che è andato il ricordo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel discorso di insediamento davanti alle Camere, per non dimenticare «il prezzo dell'odio e dell'intolleranza» che «il nostro Paese ha pagato più volte in un passato non troppo lontano».
Stefano Gaj Tachè rimase vittima dell'attentato alla sinagoga della capitale del 9 ottobre 1982: poco prima di mezzogiorno, nella giornata del sabato, un commando palestinese attaccò il Tempio proprio mentre uscivano le famiglie ed i bambini al termine della celebrazione per la festività dello Sheminì Atzeret che chiude la festa di Sukkot.
Il piccolo Tachè rimase ucciso, 37 persone restarono ferite nell'assalto portato da un numero imprecisato di attentatori che prima lanciarono delle granate tra la folla, poi si misero a mitragliare. Tra i feriti, anche il fratello di Stefano, Gadiel, che aveva all'epoca quattro anni.
Per ricordare il piccolo Stefano, nel 2007 l'allora sindaco di Roma Walter Veltroni ha inaugurato la nuova intestazione della piazza all'incrocio tra Via del Tempio e Via Catalana a Stefano Gaj Tachè.
“Al presidente della Repubblica va la mia riconoscenza ed il mio affettuoso ringraziamento con tutto il cuore per aver ricordato mio figlio” dice il Joseph Tachè, padre del piccolo Stefano. ”Quel giorno anch'io ero in Sinagoga - ricorda commosso - ero con Stefano e mio figlio più grande, di 4 anni, che rimase gravemente ferito ma per fortuna si è salvato”.
“Il piccoletto, invece, morì dopo circa un'ora - ricorda Joseph Taché -. Non ho ascoltato direttamente il discorso del presidente ma me lo hanno riferito - aggiunge - e nei suoi confronti ho una riconoscenza davvero affettuosa. Oggi siamo tutti a rischio perché il terrorismo colpisce tutti e sicuramente aver citato la morte di mio figlio ha una grande valenza politica, è un segno di apertura mentale, un segno di grande sensibilità”.
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