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Dossier Il giuramento di Mattarella: continuità su riforme e coesione

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    Il giuramento di Mattarella: continuità su riforme e coesione

    Chi, in questi giorni, è vicino a Sergio Mattarella racconta che il discorso di oggi alle Camere sarà «in piena continuità» con i nove anni di Giorgio Napolitano. E sarà proprio questo il criterio con cui i parlamentari, i leader politici, le cancellerie leggeranno e interpreteranno le parole che pronuncerà il neo presidente della Repubblica: se cioè proseguirà nel solco impresso dal suo predecessore oppure darà spunti per diverse interpretazioni.

    Bene, la tesi unanime di chi ha parlato con lui in queste ultime ore è che ci sarà un filo che lo legherà a Napolitano per due ordini di ragioni.
    Innanzitutto sui contenuti, perché il modo in cui “pensa” la Costituzione Mattarella è molto simile al modo dell'ex capo dello Stato; la seconda ragione è di correttezza istituzionale, ovvero terrà conto che i suoi veri “grandi” elettori sono stati Matteo Renzi e Giorgio Napolitano che ha aiutato le ultime, concitate fasi della sua elezione contribuendo al risultato dei 665 voti.
    Ma cosa vuol dire concretamente continuità con i nove anni passati? In sostanza, non smettere di sollecitare il Parlamento e le forze politiche su un percorso di riforme istituzionali che è stato avviato durante la presidenza Napolitano e che non potrà interrompersi proprio a partire dal suo insediamento. Ecco, lui cercherà di tessere una tela di unità e dialogo, senza invasioni di campo, ma con decisione. Del resto è la sua biografia che conferma il suo profilo riformista e quindi - oggi - si ascolteranno sicuramente parole sulla necessità di proseguire con l'opera di ammodernamento delle istituzioni sia attraverso la legge elettorale che la riforma del Senato. Sarà un impulso, probabilmente non andrà oltre, ma sa che sulle riforme deve fornire un'indicazione di rotta precisa e non solo a beneficio del Parlamento.

    Ad ascoltare con molta attenzione il suo intervento saranno soprattutto le cancellerie internazionali che vorranno avere segnali di conferma di un percorso di riforme avviato dall'Italia anche sull'economia. Insomma, avranno la necessità di capire chi sarà il loro interlocutore nei prossimi anni sotto il profilo delle scelte italiane e nei confronti dell'Europa. E i passaggi su questi punti non mancheranno. Non saranno dettagliati né troppo circostanziati, visto che il messaggio del presidente della Repubblica alle Camere non è un programma di Governo, ma di certo ci saranno elementi utili per caratterizzare il suo mandato a favore delle riforme e dentro il sentiero dell'Europa e dell'euro. E questo sembra sia stato anche il tenore della telefonata che ha avuto sabato scorso con Mario Draghi conclusa con un appuntamento per un incontro a breve.
    In queste ore sta scrivendo il discorso con suo figlio Bernardo Giorgio, giurista amministrativista, molto vicino al padre anche per la condivisione di studi e cultura sociale. Insieme a lui - capo dell'Ufficio legislativo della Funzione pubblica - sta calibrando parole e toni puntando anche a creare intorno al tema del lavoro, dei giovani e della equità sociale un centro di gravità molto forte del suo messaggio. Chi conosce bene sia Sergio che Bernardo è Pierluigi Castagnetti che ieri ha dato indizi molto utili per capire sotto quale segno nascerà la nuova presidenza. «Accompagnerà il Parlamento e il Governo nel processo di riforme avviato», dice l'ex segretario del Ppi ma dà un'altra indicazione molto utile sotto un altro aspetto, quello della divisione dei poteri tra magistratura e politica che potrebbe diventare un fronte molto esposto per il Governo Renzi anche per le riforme avviate in questo campo. «Mattarella, nella sua trentennale storia di impegno politico, è sempre stato uno che ha lavorato per risolvere i conflitti e mai per aprirli - spiega Castagnetti a Mix 24 su Radio 24 -. Immagino che sarà fermo nel difendere la Costituzione ma cercherà di evitare e prevenire possibili conflitti. È un presidente che ferma la distinzione dei poteri, la separazione dei poteri. E su questo sono sicuro che sarà intransigente. Non invaderà e non vorrà che sia invaso il suo spazio».

    Ancora incerta la squadra: alla segreteria generale non dovrebbe andare Sandro Pajno, qualche dubbio resta su Ugo Zampetti anche perché a Mattarella piacerebbe puntare su una figura più giovane e, quindi, nell'attesa di scegliere un nome potrebbe restare Donato Marra per un paio di mesi. Ieri per Mattarella è stata la giornata delle dimissioni da giudice costituzionale, oggi il messaggio alle Camere con il giuramento poi la visita al Milite Ignoto e, infine, l'arrivo al Quirinale a bordo della Lancia dove avverrà il passaggio delle consegne: al Salone delle Feste ci sarà il saluto alle più alte cariche dello Stato. Poi, il primo discorso ufficiale dal Quirinale.

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