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Il leader Fi «promosso» dai giudici

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Il leader Fi «promosso» dai giudici

  • –Stefano Elli

IN ATTESA DI STRASBURGO

Pende il ricorso contro la retroattività della legge Severino. Resta la carta della riabilitazione, da chiedere non prima della primavera 2018

MILANO

Il percorso che Silvio Berlusconi ha tenuto durante l’esecuzione della misura alternativa è stato «lineare». L’ex premier ha dimostrato «coerenza», «regolarità e costanza» nel corso dell’esecuzione della pena. Queste le motivazioni dell’ordinanza con cui il giudice del Tribunale di sorveglianza di Milano, Beatrice Crosti, ha ridotto di 45 giorni il periodo di affidamento in prova ai servizi sociali. Il giudice, a dispetto del parere contrario espresso il 27 gennaio scorso dalla procura della Repubblica, ha dunque accolto l’istanza avanzata per buona condotta dagli avvocati dell’ex primo ministro, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Nel provvedimento inoltre si dà atto all’ex presidente del Consiglio delle scuse, definite «non scontate» presentate dall’ex premier per gli attacchi ai magistrati formulati quest’estate nel corso di una trasmissione televisiva. Attacchi per cui era stato subito formalmente convocato negli uffici del Tribunale al settimo piano del palazzo di giustizia e diffidato dallo stesso giudice Crosti.

Berlusconi, il primo di agosto del 2013, era stato condannato in Cassazione a quattro anni di reclusione, di cui tre coperti da indulto. La sua richiesta di poter scontare la condanna in affidamento in prova ai servizi sociali era stata accolta il 15 aprile scorso dalla medesima giudice, e il suo periodo di assistenza agli anziani malati alla Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone, grosso centro dell’hinterland milanese, era iniziato il 9 maggio. Ora il provvedimento verrà trasmesso dalla procura all’Ufficio esecuzioni penali, dove la dirigente Severina Panarello dovrà redigere una relazione sulle attività di Berlusconi nel corso di questi dieci mesi. Resta da sciogliere l’intricato nodo dell’inagibilità politica dell’ex premier. Insieme alla sentenza di condanna i giudici d’Appello di Milano, infatti, su richiesta della Cassazione, avevano rideterminato a due anni le pene interdittive dell’ex premier. Sul rientro in campo del Cavaliere, pesa, dunque, l’incognita della legge che porta il nome dell’ex guardasigilli Paola Severino, che rende impraticabile all’ex premier l’ipotesi di un rientro in politica prima dell’autunno 2019. E proprio sugli effetti specifici della legge Severino, i legali di Berlusconi hanno presentato alla Corte europea dei diritti dell’Uomo due ricorsi che mirano a restituire pieni diritti al loro assistito. Si tratta di ricorsi basati sulla presunta violazione del principio giuridico della non retroattività della pena. Se il ricorso alla Corte di Strasburgo non dovesse dare gli esiti sperati dalla difesa, Ghedini e Longo potrebbero poi tentare la carta della riabilitazione che l’ex premier potrebbe chiedere tre anni dopo avere scontato la pena (dunque non prima della primavera del 2018).

Si chiude dopo 13 anni, dunque, il capitolo giudiziario che riguarda la frode fiscale sui diritti tv di Mediaset. Un filone d’inchiesta autonomo rispetto al filone madre che riguardava il cosiddetto «comparto estero» delle società collegate a Fininvest.

Le prime notizie sulle indagini risalgono al giugno del 2003. Al centro la compravendita di diritti televisivi e cinematografici per 470 milioni di euro effettuata attraverso società statunitensi e condotta attraverso due società off shore dalla Fininvest. Per la procura milanese le major americane avrebbero ceduto i diritti alle società off shore che le avrebbero poi a loro volta rivendute a Mediaset a prezzo maggiorato per consentire al biscione di aggirare il fisco italiano.

L’inchiesta è avanzata a strappi, tra rogatorie in vario modo ostacolate e richieste di trasferimento a Brescia del dossier. Le indagini sono proseguite sino alla prima udienza preliminare che si è tenuta di fronte al Gup Fabio Paparella alla fine di ottobre del 2005. In realtà si seppe in seguito che le investigazioni sulla vicenda erano state aperte nel 2001 e si riferivano a fatti anche risalenti a dieci anni prima. Il processo è entrato nel vivo nel 2006 e ha presto conosciuto un lungo stop dovuto all’approvazione della legge 124 del 2008, il cosiddetto “lodo Alfano”. Vi si disponeva la sospensione dei processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, del presidente del Senato, del Presidente della Camera e del Presidente del Consiglio dei ministri). La Corte costituzionale nel 2009 bocciò il lodo e il processo riprese con la sentenza di condanna definitiva.

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