Il sorriso di Matteo Renzi mentre applaude a lungo insieme ai grandi elettori alla fine del discorso davanti alla Camere riunite del neo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sorriso che sfiora la commozione per qualche secondo, è anche la soddisfazione e il sollievo per avere contribuito a compiere un mezzo miracolo: l'elezione alla quarta votazione di un Capo dello Stato di tutti gli italiani, a larga maggioranza, dopo la debacle del Parlamento di due anni fa che costrinse i capi di partito, uno ad uno, a chiedere a Giorgio Napolitano il sacrificio personale di un secondo mandato.
Ma la soddisfazione di Renzi va naturalmente oltre: il discorso pronunciato dal Presidente è la conferma che è stata fatta la scelta giusta. Ed è una soddisfazione doppia per un giovane premier che, va ricordato, neanche conosceva personalmente Mattarella prima di questa vicenda conclusasi con successo. Perché nessuno potrà neanche lontanamente pensare che il Capo dello Stato è un'appendice del governo, eppure il discorso pronunciato da Mattarella invera i principi fondamentali della Costituzione in tutti i temi dell'emergenza attuale del Paese sul tavolo di Palazzo Chigi.
C'è la solidarietà, naturalmente, la pari dignità sociale. Ma c'è anche la necessità di valorizzare il talento, il merito dei giovani italiani. C'è il riconoscimento alle imprese che con coraggio continuando a investire nonostante i morsi della crisi, perché sono le imprese che creano lavoro, e quel diritto al lavoro inciso sulla nostra carta fondamentale deve essere reso «effettivo» per ridare speranza alle tante ragazze e ai tanti ragazzi a cui si sta sottraendo il futuro. C'è la necessità di avere tempi certi per la giustizia. E c'è anche, sorprendentemente, il richiamo alla necessità di investire sull'innovazione digitale della pubblica amministrazione, pubblica amministrazione che deve appunto «adeguarsi alle nuove teconologie» e alla «sensibilità dei cittadini», pubblica amministrazione che deve incentrarsi sulla «trasparenza» e sulla «semplicità degli adempimenti».
Tutti temi renziani, se si vuole, o semplicemente temi attuali. Sarebbe tirare il Presidente per la giacca voler vedere un avallo al Jobs act o alla prossima riforma della Pa, ma certo Mattarella stende un mantello di attenzione alle riforme messe in campo dal governo.
In un momento in cui il governo è impegnato in una difficile trattativa a livello europeo per la flessibilità e la crescita, non manca poi il sostegno di Mattarella: va invertito il ciclo economico, dice, sposando il rafforzamento finanziario con robusti incentivi alla crescita. E il governo italiano durante il semestre appena concluso, riconosce, «ha opportunamente perseguito questa strategia».
Poi, naturalmente, la legge elettorale e la riforma della seconda parte della Costituzione proprio in queste settimane al loro giro cruciale tra Camera e Senato. Mattarella si associa a Giorgio Napolitano nel sottolineare, semplicemente, che l'approvazione della nuova legge elettorale è urgente: «alta priorità». Quanto alla riforma costituzionale, il Presidente dice naturalmente di non voler entrare nel merito ma sottolinea come la Costituzione vada ammodernata. Altro che conservazione. E il passaggio in cui ricorda che va superata la deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo bilanciando le «esigenze di legiferare del governo» con «il rispetto di una corretta dialettica parlamentare» non può che suonare musica alle orecchie di Renzi.
Le riforme devono arrivare a compimento, dice Mattarella. E anche il fatto che non c'è alcun appello alle opposizioni (Forza Italia) a concorrere dà quasi per scontato il fatto che l'apporto del centrodestra fin qui arrivato non mancherà. In ogni caso, aggiunge il giovane premier, le riforme vanno avanti comunque. «Oggi è il giorno della festa, è il giorno del Presidente», dice Renzi che nel pomeriggio riprenderà in mano l'agenda europea incontrando il neo premier greco Alexis Tsipras. «Il presidente Mattarella ci esorta ad andare avanti con le riforme. Lo faremo con determinazione», chiosa intanto su Twitter la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi. E' stata la scelta giusta.
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