«La crisi ha aumentato le ingiustizie e mette a rischio l'unità nazionale». Servono «iniziative per la crescita economica, soprattutto in Europa». È partito da qui il discorso di insediamento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo un caloroso ringraziamento ai suoi predecessori Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Ma Mattarella ha toccato subito anche il tema delle riforme costituzionali, essenziali «per rafforzare il processo democratico».
Per il capo dello Stato l'urgenza di riforme istituzionali economiche e sociali deriva dal «dovere di dare risposte efficaci alle sfide che abbiamo di fronte». Forte il riferimento «alle imprese, piccole medie e grandi che, tra rilevanti difficoltà, trovano il coraggio di continuare a innovare e a competere sui mercati internazionali».
Non è mancato il richiamo esplicito alla legge elettorale. «Come più volte sollecitato dal presidente Napolitano – ha detto - un'altra priorità è costituita dall'approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento».
Né è mancato un riferimento alla vicenda dei due marò. «Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno – ha sottolineato Mattarella - affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una conclusione positiva con il loro definitivo ritorno in patria».
Mattarella: salvaguardare l’unità nazionale
Mattarella è partito da un richiamo forte all’unità nazionale e dalla necessità di non tradire le speranze degli italiani. «Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato - ha detto -. La responsabilità di rappresentare l'unità nazionale innanzitutto». Questa unità, rischia «di essere difficile, fragile, lontana».Di qui l'impegno di tutti «deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze».
Crisi economica ha aumentato ingiustizie
Poi il passaggio sulle conseguenze della crisi economica. «La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite - ha spiegato Mattarella - ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo. Ha aumentato le ingiustizie. Ha generato nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine». Ecco perché «il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l'esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali» sono stati indicati come «i punti dell'agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo». Mattarella ha poi specificato le iniziative da prendere per rilanciare l’economia. «Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l'economia nazionale e quella europea, va alimentata l'inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa - ha incalzato il capo dello Stato - è indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo».
Fare le riforme per rafforzare la democrazia
A seguire il passaggio sulle riforme costituzionali, che vanno portate avanti senza esitazioni. «E' significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un'ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione» ha detto Mattarella, che non è entrato nel merito delle singole soluzioni («competono al Parlamento, nella sua sovranità»), ma ha auspicato che il percorso «sia portato a compimento con l'obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia». L’obiettivo è «riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico».
Priorità costituita da legge elettorale
Non è mancato il richiamo esplicito alla legge elettorale. «Come più volte sollecitato dal presidente Napolitano – ha aggiunto Napolitano - un'altra priorità è costituita dall'approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento». Un avvertimento anche al governo, sulla decretazione d'urgenza. «Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare», ha detto il capo dello Stato.
Arbitro imparziale, ma giocatori aiutino
Mattarella ha rivendicato per sè il ruolo di arbitro e garante. «Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del Capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, nel garante della Costituzione. È un'immagine efficace», ha chiosato il presidente della Repubblica, che ha aggiunto: «All'arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L'arbitro deve essere e sarà imparziale». Il capo dello Stato ha chiesto però di non essere lasciato solo: «All'arbitro compete la puntuale applicazione delle regole, i giocatori lo aiutino con la loro correttezza».
Garantire applicazione della Costituzione
Nel suo discorso Mattarella ha specificato la necessità di una reale applicazione della Costituzione. «Garantire la Carta - ha detto - significa riconoscere e rendere effettivo il diritto del lavoro. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace». Non solo. Significa garantire «il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri» e «il loro diritto al futuro», nonché «promuovere la cultura e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale». Nonché «sostenere la famiglia». Ma anche «promuovere la libertà» intesa come «pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva». E «significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l'Italia dal nazifascismo».
Lotta a mafia e corruzione priorità assolute, Falcone e Borsellino eroi
Un lungo passaggio del discorso è stato dedicato alla «difesa dei valori della legalità», anzitutto contro la corruzione e la mafia. «Nella lotta alle mafie – ha detto il Capo dello Stato - abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (qui è scattato un lunghissimo applauso, ndr)». Sulla corruzione Mattarella ha ricordato che «divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini, impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato, favorisce le consorterie e penalizza gli onesti ed i capaci».
Riavvicinare italiani a istituzioni
Fondamentale poi un riavvicinamento degli italiani alle istituzioni. «Siamo tutti chiamati ad assumere la responsabilità primaria di riaccostare gli italiani alle istituzioni. Bisogna intendere la politica come bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti. E' necessario ricollegare le istituzioni a quei cittadini che le sentono estranee» ha detto il presidente della Repubblica.
Massimo impegno per marò Latorre e Girone
Né è mancato un riferimento alla vicenda dei due marò. «Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno – ha detto Mattarella - affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una conclusione positiva con il loro definitivo ritorno in patria». Tanto che Latorre ha subito postato sul suo profilo Facebook un ringraziamento. «Permettetemi di ringraziare il neo eletto Presidente delle Repubblica - ha scritto - che oggi ci ha citato nel suo discorso di insediamento auspicando di poter aver l'onore ed il piacere di potergli stingere la mano».
Lotta al terrorismo non è guerra civiltà
Il presidente della Repubblica non ha dimenticato la necessità di una lotta al terrorismo «condotta con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento. Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza». Ma il terrorismo non va confuso con lo scontro di civiltà. «Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell'ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore - ha detto Mattarella - La minaccia è molto più profonda e più vasta. L'attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e convivenza». A questo proposito, il presidente della Repubblica ha voluto ricordare nell'aula della Camera la morte di Stefano Gaj Tachè, il bambino di soli due anni ucciso nell'attentato alla sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982 da un commando palestinese. L'intera aula ha tributato al ricordo del bambino «vittima del terrorismo» un lungo applauso.
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