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Dossier Riforme, Europa, crescita: avanti tutta

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    Riforme, Europa, crescita: avanti tutta

    Un manifesto del riformismo, in economia e nelle istituzioni ma anche in Europa dove si deve proseguire nel cammino di una piena unione politica. Il discorso di Sergio Mattarella conferma le previsioni della vigilia nel senso che si pone in coerenza con la sua storia politica di innovatore e in perfetta continuità con il suo predecessore Giorgio Napolitano. Dunque, nessuna battuta d'arresto, perplessità o indugio sulla strada intrapresa da Matteo Renzi sulla nuova legge elettorale e sulla riforma del Senato e, tantomeno, sui passi compiuti a Bruxelles per spingere la crescita dopo una fase di rigore e consolidamento fiscale.

    Il senso politico del primo messaggio del nuovo presidente sta soprattutto in quell'incipit tutto dedicato alla crisi economica, al disagio sociale, alla necessità di lavoro per le giovani generazioni e di misure pro-sviluppo per le imprese che ancora resistono, innovano e investono sui mercati esteri. L'ha chiamata “agenda esigente”, quella della politica e delle istituzioni di mobilitare le energie dei giovani e delle imprese (piccole, medie e grandi): da loro, diceva, e dal rilancio della crescita dipende l'unità nazionale. Un tessuto che si ricuce anche attraverso la partecipazioni delle forze sociali che sono i corpi intermedi e che possono sanare una parte della crisi di rappresentanza.

    Sulle riforme istituzionali il passaggio è stato limpido, netto, tanto diretto da non lasciare spazio per interpretazioni: si deve andare avanti, questo è il messaggio. Sia con la seconda parte della Costituzione, per rendere più adeguata la democrazia, sia con la legge elettorale su cui ha richiamato espressamente Giorgio Napolitano. Chi aveva dei dubbi o nutriva speranze che si potesse interrompere il percorso di Matteo Renzi è rimasto deluso. Anche rispetto al ruolo che il capo dello Stato ha ritagliato per sè, quello di un arbitro imparziale a cui però «i giocatori devono dare una mano con la loro correttezza». Dunque, nessuna diarchia o contrapposizione tra Palazzo Chigi e Quirinale, questa presidenza nasce nel segno di una collaborazione e condivisione su tutte le riforme citate da Mattarella come quella della Pubblica amministrazione o della giustizia e scuola. Una presidenza che non sarà invadente rispetto ai contenuti ma sarà decisa nell'impulso a completare l'Italicum e la riforma del Senato. Il premier ha un nuovo alleato al Colle. Almeno così nasce il mandato di Sergio Mattarella, gli sviluppi si vedranno.

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