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LA CRISI DEL DEBITO

Troika story, la lunga catena di errori dei paladini dell'austerità a tutti i costi

BRUXELLES – E' da tempo ormai che la Troika, impegnata a gestire le crisi debitorie in Europa, è criticata da più parti. Non solo dall'opinione pubblica greca, che la considera alla stregua di una forza di occupazione. Addirittura la collaborazione tra la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale nacque sotto cattivi auspici nel 2010. Non tutti erano felici della partecipazione dell'Fmi, voluta da alcuni paesi come la Germania, ma osteggiata dalla Bce perché la considerava una ingerenza negli equilibri europei.

Nel maggio del 2010, la Troika sottoscrisse il primo piano di salvataggio della Grecia, pari a 110 miliardi di euro. La presenza del Fondo fu voluta dal governo tedesco, convinto (ancora oggi) che l'organizzazione internazionale avesse il know-how per gestire al meglio le crisi debitorie. Nel contempo, in una intervista di quell'anno, l'allora presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, espresse la sua contrarietà: “Permettere all'Fmi o a un qualsiasi altro ente di esercitare le responsabilità al posto dell'Eurogruppo o dei governi nazionali è ai nostri occhi molto, molto sbagliato”.
Se oggi la Troika viene criticata non è tanto per la scelta di includere l'Fmi quanto per le decisioni prese nel gestire le crisi debitorie. In un rapporto del Parlamento europeo nel 2014 si legge a proposito della Grecia: “La prima e più evidente sorpresa è che le premesse del primo programma di aiuti del 2010 si sono dimostrate erronee. Si presumeva che la crescita sarebbe tornata nel 2012, che la disoccupazione sarebbe salita al 14,8%, che il debito avrebbe toccato il 149% del Pil, che il governo sarebbe tornato sui mercati nel 2013. Nessuna premessa è stata confermata dai fatti”.

Secondo il rapporto parlamentare, un documento di quasi 100 pagine pubblicato nel febbraio dell'anno scorso e intitolato The Troika and Financial Assistance in the Euro Area: Successes and Failures, le stime si sono rivelate radicalmente sbagliate. La Troika prevedeva in Grecia nel 2013 una disoccupazione del 14,8%. E' salita al 27%. Il prodotto interno lordo doveva scendere tra il 2009 e il 2013 del 3,5%. E' crollato del 20,6%. Nei quattro paesi sotto programma – oltre alla Grecia, anche l'Irlanda, il Portogallo e Cipro – il debito è salito in media al 120% del Pil, la disoccupazione al 15%.
Più in generale, e al di là di premesse ottimistiche, i deputati sottolineano il fatto che il programma spesso non è stato fatto proprio dal paese in difficoltà, che la situazione è peggiorata a causa di un peggioramento internazionale e di un impatto superiore al previsto degli effetti moltiplicatori del debito. A essere sinceri, il caso greco è quello più eclatante, segnato anche da una sfiducia reciproca tra creditori e debitore, che in passato aveva truccato i conti. Sia il Portogallo che l'Irlanda sono riusciti a concludere il loro programma. La loro economia non è ancora risanata, ma è in uno stato migliore di quello della Grecia.

Tornando all'appunto di Trichet, e al di là delle misure economiche decise dalla Troika dopo negoziati con il governo sotto programma, il centro studi Bruegel pubblicò nel 2013 un rapporto sulla collaborazione tra l'Fmi, la Bce e la Commissione. In quella occasione, chiese che l'esecutivo comunitario fosse sostituito dal Meccanismo europeo di Stabilità (Esm) per evitare che la Commissione fosse al tempo stesso guardiana dei Trattati e agente dell'Eurogruppo. Suggerì inoltre che la Bce fosse un partner silenzioso per evitare potenziali conflitti d'interesse a danno della politica monetaria.
La Troika non può essere oggetto di facili analisi. Dietro alle critiche ci sono spesso interessi non detti. Se il Parlamento europeo mette l'accento sulla mancanza di legittimità democratica è anche perché è stato escluso dal processo decisionale. Se molti greci criticano la Troika è anche perché è un facile capro espiatorio. Abolirla d'emblée, come chiedono alcuni, non è semplice, tanto più che l'Fmi si è impegnato ad aiutare Atene fino al 2016. Ancora ieri il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha ammesso che la Troika andrà sostituita. Quando e come, non lo ha detto.

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