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L’Italia studia il riciclo delle batterie al litio

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Accordo Cobat-Cnr

L’Italia studia il riciclo delle batterie al litio

Il palmare, quello che oggi molti chiamano smartphone, può essere molto inquinante. Non si sa ancora come liberarsi delle batterie al litio. Per questo motivo il Cobat, consorzio nazionale batterie, si è alleato con il Cnr per studiare tecnologie di ricupero e smaltimento degli accumulatori usati al litio.

Sono miliardi gli smartphone nelle mani dei consumatori oppure dimenticati nel fondo dei cassetti o (troppo spesso) gettati nell'immondizia. Nel 2014 sono stati venduti nei 47 circa 1 miliardo di palmari e smartphone, di cui metà fra Cina e India (circa 250 milioni di apparecchi nuovi per ciascun Paese), poi Stati Uniti (nell'ordine dei 90 milioni di pezzi venduti), Brasile, Indonesia, Russia, Giappone e Messico. Seguono i Paesi europei come Germania (22 milioni), Francia (circa 19 milioni), Inghilterra (sui 18 milioni) e l'Italia (circa 16 milioni di smartphone nuovi venduti l'anno scorso).

Ogni telefonino intelligente ha una batteria al litio, milioni di batterie al litio in Italia e mliardi, nel mondo. Per non parlare delle grandi batterie di accumulo o quelle delle auto ibride che si stanno facendo strada nel mercato. Ecco la prossima sfida del riciclo: fare in modo che l'energia pulita resti tale e non finisca per appesantire l'ambiente con i suoi scarti.

Il consorzio Cobat ha affidato all'Istituto di chimica dei composti organometallici del Cnr uno studio di fattibilità per individuare un processo di trattamento e riciclo degli accumulatori al litio esausti per recuperarne i metalli e i gli componenti.

L'obiettivo è trovare una tecnologia affidabile ed ecosostenibile per il trattamento di questa tipologia di batterie, divenuta ormai lo standard in moltissime applicazioni industriali. Il prima possibile.

«Siamo ancora all'inizio di questo studio - dice il presidente del Cobat, Giancarlo Morandi - e abbiamo il timore che non potrà essere una cosa breve. Tutto il mondo si è esercitato nel cercare una soluzione a questo problema e noi siamo orgogliosi di lavorare con il Cnr ad un progetto di portata internazionale». Oggi le batterie al litio vengono “riciclate” in forni di grandi potenza, che permettono di ricuperare i metalli. Ma il litio va disperso. Non ci sono ancora tecnologie appropriate per nuovi tipi di batteria che possano sostituire il litio nei palmari.

Per esempio gli accumulatori al sale – sì, il comune cloruro di sodio che si usa in cucina - sono prodotte anche in Italia e sono molto efficienti ma funzionano alla temperatura di circa 300 gradi: si prestano per applicazioni industriali, non certo per essere tenute in un telefonino da tasca. Invece la tecnologia sodio-zolfo, costruita solo in Giappone, dà grossi problemi di esercizio perché si incendia molto facilmente.

Nel mondo i centri di ricerca stanno studiando nuove coppie di metalli, o polimeri per arrivare a batterie più performanti. Secondo Morandi del Cobat « nel giro di 24 mesi si arriverà a una soluzione. Le auto che impiegano le batterie al litio stanno entrando in diffusione sul mercato solo ora, per cui dovremo avere un vero problema di smaltimento tra una decina d'anni».

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