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Mosca, missione Merkel-Hollande

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Mosca, missione Merkel-Hollande

  • –Marco Moussanet

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Evitare «una guerra totale» a tre ore di aereo da Parigi e a due da Berlino. È questo l’obiettivo dell’ennesimo tentativo diplomatico, annunciato ieri mattina dal presidente francese François Hollande, perché il conflitto nell’Est dell’Ucraina – che in nove mesi ha fatto circa 5.300 morti - non conosca un’escalation incontrollabile e forse definitiva.

A sorpresa, durante la periodica conferenza stampa, Hollande ha svelato l’esistenza di un nuovo piano di cessate il fuoco – dopo quelli già miseramente falliti – messo a punto da Francia e Germania. Che il presidente francese e la cancelliera tedesca Angela Merkel sono andati a discutere ieri pomeriggio a Kiev con il presidente ucraino Petro Poroshenko. E sul quale si confronteranno oggi a Mosca con Vladimir Putin.

«Abbiamo sempre l’impressione – ha detto Hollande – che la guerra sia una cosa lontana, che non ci riguarda. Invece in Ucraina, ai confini dell’Europa, un contenzioso territoriale si è trasformato prima in conflitto e poi in guerra aperta. Di fronte a quanto sta accadendo abbiamo due possibilità. O entriamo nella logica di fornire armi ai contendenti, noi agli ucraini e i russi ai separatisti, ed è un dibattito nel quale non voglio neppure entrare. Oppure tentiamo ancora la carta della diplomazia, ben sapendo che non può essere giocata all’infinito».

L’iniziativa franco-tedesca (la quale prevederebbe la garanzia a Mosca che l’Ucraina non entrerà nella Nato) ha quindi il sapore dell’ultima chance, prima che a parlare siano solo e soltanto le armi.

A Kiev, ieri, c’era anche il ministro degli Esteri americano John Kerry, che ha chiesto alla Russia di «impegnarsi immediatamente per un cessate il fuoco» e di «smettere di sostenere i ribelli pro russi».

«Gli Stati Uniti – ha aggiunto Kerry – non sono alla ricerca dello scontro» con Mosca, sono «favorevoli alla ricerca di una soluzione pacifica» e «sostengono ogni sforzo diplomatico, a partire da quello franco-tedesco di queste ore». «Ma non possiamo chiudere gli occhi – ha detto ancora Kerry – quando dei carri armati provenienti dalla Russia attraversano la frontiera ed entrano in Ucraina. Non possiamo chiudere gli occhi quando militari russi, pur con uniformi apparentemente anonime, superano il confine». Un coinvolgimento diretto che Putin, il quale ha deciso la mobilitazione per due mesi dei riservisti, continua peraltro a negare.

«Noi non cerchiamo lo scontro – ha concluso il ministro degli Esteri americano – ma la Russia deve fare le sue scelte. È necessario che ci sia l’impegno immediato per un cessate il fuoco che non sia soltanto un pezzo di carta con delle parole ma che sia seguito da azioni concrete».

Quanto alla fornitura di armi “difensive” alle forze regolari ucraine, più volte sollecitato da Poroshenko e sul quale anche Berlino ha espresso la propria contrarietà, Kerry si è limitato a dire che «il presidente Obama sta esaminando le diverse opzioni e prenderà presto una decisione».

In questo clima di grande tensione, i ministri della Difesa della Nato, riuniti ieri a Bruxelles, hanno deciso di rafforzare il fronte Est dell’Alleanza, approvando la creazione di una nuova forza di reazione rapida composta da 5mila uomini da dispiegare in situazioni di emergenza e con la capacità di intervenire in 48 ore.

«Si tratta del maggior rafforzamento della Nato dalla fine della guerra fredda – ha spiegato il segretario generale Jens Stoltenberg – ed è una risposta ai comportamenti aggressivi della Russia, che in Ucraina ha annesso la Crimea e violato il diritto internazionale».

La nuova forza sarà operativa dall’anno prossimo e sarà guidata a rotazione dai principali Paesi membri dell’Alleanza (Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia). Già da quest’anno, la Nato creerà inoltre sei centri di comando nell’Europa dell’Est (in Polonia, Bulgaria, Romania e nelle tre repubbliche baltiche), ognuno dei quali con 40 uomini, incaricati di organizzare esercitazioni militari congiunte ed eventualmente il dispiegamento della forza di reazione rapida.

Sempre ieri a Bruxelles, i diplomatici dei Ventotto hanno approvato in via preliminare (in attesa del via libera politico) una nuova lista di 19 persone e nove “entità” russe che verranno colpite dalle sanzioni europee. Per aumentare la pressione su Mosca e spingerla a tornare al tavolo delle trattative.

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