Senza un prestito ponte la Grecia rischia di restare senza fondi a fine febbraio. L’allarme proviene da fonti governative di Atene citate dall’agenzia Dow Jones. Al Governo ellenico, afferma il ministero dell’Economia, servono 4-5 miliardi entro luglio per far fronte alle scadenze sul debito.
La prossima settimana è decisiva per evitare lo scenario peggiore. Mercoledì 11 infatti è in programma una riunione straordinaria dell’Eurogruppo per cercare una soluzione condivisa. Il Governo Tsipras non vuole proseguire con il programma Ue-Bce-Fmi, già prorogato fino a fine febbraio. La Ue e la Bce insistono viceversa perché si trovi un accordo con la troika, senza il quale non sono disponibili a fornire nuovi finanziamenti.
Intanto altre cattive notizie per Tsipras arrivano da Standard & Poor's.L’agenzia americana ha infatti tagliato il rating del debito sovrano della Grecia da B a B-, l'outlook è negativo. Il rating rimane ancora sotto osservazione con implicazioni negative, il che significa che potrebbe arrivare un altro declassamento.
Ironia della sorte, il 14 settembre scorso, dunque meno di cinque mesi fa, la stessa agenzia aveva promosso la Grecia da B- a B come premio del risanamento di bilancio compiuto dal Paese. Le elezioni del 25 gennaio, la vittoria di Tsipras e il nuovo Governo anti-austerity evidentemente hanno fatto cambiare idea all’agenzia.
La decisione, spiega S&P, arriva dopo le mosse della Bce, che due giorni fa ha deciso di non accettare più i titoli di Stato greci in garanzia dalle banche elleniche. Per S&P, spiega la nota, il tempo stringe e visto lo stato dell'economia di Atene è «ridotto l'arco di tempo nel quale il nuovo governo può raggiungere un accordo per un programma di finanziamento con creditori».
«Sebbene il nuovo governo greco sia in carica da meno di due settimane», scrive S&P, «crediamo che la sua limitata liquidità e l’avvicinarsi delle scadenze sul debito limitino la sua flessibilita' nei negoziati» con i creditori. Secondo l’agenzia di rating, «il prolungamento delle trattative con i creditori potrebbe portare a ulteriore pressione sulla stabilità finanziaria» nella forma di prelievi agli sportelli bancari e, nel «peggiore dei casi», «l'imposizione di controlli sui capitali e la perdita di accesso ai finanziamenti da prestatore di ultima istanza potrebbe risultare nell'uscita della Grecia dall'Unione economica e monetaria». La conferma dei rating attuali sulla Grecia potrebbe verificarsi se «i negoziati del governo con i creditori si concluderanno, con flussi di finanziamenti sufficienti per rispettare i suoi obblighi finanziari».
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