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Crisi bancaria

In Svizzera e sotto il materasso: ecco dove vanno i soldi dei greci ritirati dagli sportelli

In parte sono finiti in Svizzera, dove - stima l'economista Gabriel Zucman - i greci avrebbero depositi per 60 miliardi di euro. Ma gran parte dei cittadini greci, rivela un consulente della Banca centrale ellenica, preleva i risparmi allo sportello bancario semplicemente per metterli sotto il materasso o in cassette di sicurezza. Così per gli istituti creditizi ellenici l'emorragia si fa sempre più grave: solo a gennaio si stima siano scappati dai conti correnti ben 10-12 miliardi di euro.

Questo significa che dai massimi toccati nel 2010 le banche hanno perso 88 miliardi di depositi in totale: erano 244 prima della crisi, sono arrivati a 168 miliardi a dicembre 2014 (ultimo dato ufficiale) e ora potrebbero essere diminuiti di altri 10-12 miliardi. Emorragia causata dalla paura di «Grexit» e forse anche solo di un prelievo forzoso: sta di fatto che rischia presto o tardi di lasciare le banche elleniche completamente dissanguate.

La patria dei depositi
Questa fuga di capitali è doppiamente grave in Grecia. È preoccupante non solo perché gli istituti ellenici sono già provati da una crisi prolungata, e due di loro (Eurobank e National Bank) non hanno neppure passato i recenti stress test della Bce. Ma anche perché i depositi rappresentano in Grecia la fonte di risparmio principale per i cittadini e la fonte di approvvigionamento maggiore per le banche. Sono i dati del National Statistics Service of Greece, l'Istat locale, a dimostrare quanto il tema dei depositi bancari sia centrale: la cosiddetta clientela «affluent» (di fatto la classe media, quella parte di popolazione che ha almeno 50mila euro di risparmi) in Grecia tiene infatti il 93% dei propri soldi fermi sul conto corrente o sul conto di deposito, contro il 40% medio in Europa. Insomma: i depositi bancari in Grecia sono la forma principale, quasi esclusiva, di risparmio delle famiglie. Anche perché le banche, per non perdere i clienti, negli ultimi anni si sono fatte una guerra feroce offrendo tassi d'interesse e condizioni il più possibili vantaggiose.

Questa struttura del risparmio in Grecia rende ancora più vulnerabili i depositi rispetto ad altri Paesi: dato che tutti i soldi sono lì, è ovvio che appena riaffiorano i timori l'emorragia si fa violenta. La mancata diversificazione dei risparmi, insomma, rende più esposte le banche alla fuga di depositi. I motivi oggi, come nel 2011-2012, sono sostanzialmente due. Da un lato i greci temono che presto o tardi il loro Paese sarà costretto ad abbandonare l'euro: per riparare i propri risparmi da un'eventuale svalutazione della nuova dracma, dunque, li prelevano dai conti correnti anche solo per tenerli in contanti sotto il materasso. Perché il cash resterebbe in euro, mentre i depositi verrebbero trasformati in dracme. Questo fenomeno è confermato da un fatto: la quantità di banconote in circolazione nel Paese ellenico - secondo i dati della Banca centrale - è tornata ad aumentare. Dall'altro i greci temono che presto o tardi possa arrivare una stangata, un prelievo forzoso, proprio sui depositi. Quindi preferiscono mettere al sicuro i risparmi salvati fino ad oggi: sotto il materasso o in altri Paesi.

Questa fuga di depositi, però, rischia di affossare le banche e le stesse famiglie greche, con un vortice devastante. Se la fuga di capitali dovesse continuare, prima o poi gli istituti creditizi si troveranno in crisi di liquidità e dunque in stato di insolvenza. Attualmente - calcola Alberto Gallo di Rbs - questo problema non si presenta grazie al sostegno della linea di emergenza della Bce (Ela): considerando questa “flebo”, le banche per ora stanno in piedi con ancora 74,1 miliardi di euro di liquidità disponibile. Ma se la fuga continuasse oppure se la Bce dovesse decidere di interrompere anche la linea di emergenza (Ela), allora il crack diventerebbe inevitabile per le banche. E con esse è possibile che una parte dei depositi (almeno quelli sopra i 100mila euro) venga bruciata come accaduto già a Cipro: la differenza è che nel caso di Cipro a piangere per le perdite furono principalmente i ricchi russi, questa volta sarebbero solo i cittadini greci. Tassati, tartassati e beffati per l'ennesima volta.

Svizzera resta il paradiso
I grandi capitali, invece, sono probabilmente già fuggiti. E la Svizzera, secondo le ricerche dell'economista Gabriel Zucman, professore della London School of Economics che ha recentemente scritto un libro sulla «perdita di ricchezza delle Nazioni», ne ha attirati non pochi: 60 miliardi, stima il professore.

Berna - secondo uno studio di Deloitte - resta ancora la principale meta delle grandi ricchezze mondiali. Non solo quelle greche. Secondo lo studio sulle gestioni patrimoniali, la Svizzera svetta tutt'ora al primo posto come meta dei grandi ricchi, nonostante la fine del segreto bancario e gli accordi fiscali con vari Stati: nel Paese elvetico - stima Deloitte - ci sono tutt'ora 2mila miliardi di dollari in mano ai gestori di grandi patrimoni. La crescita, rispetto al 2008, è del 14%. La Grecia, certo, conta poco in questi grandi numeri. Ma la fuga dalle sue banche e segnala un problema enorme. Che non è solo degli istituti di credito: è dell'intera fascia media della popolazione.

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