Mentre il Governo minaccia di blindare con la fiducia il Dl con cui intende trasformare le 10 maggiori banche popolari in Spa, dentro ad Assopopolari si studiano i possibili correttivi. Ob iettivo: attenuare l’impatto di una legge che, è il timore dei banchieri, rischia di cambiare il settore in maniera troppo violenta, con ingressi massicci di investitori esteri nel capitale e risvolti traumatici sotto il profilo degli equilibri azionari.
Nessun muro contro muro, è la parola d’ordine, ma costruzione di un dialogo per creare un soft landing al comparto. Per questo una delle ipotesi a cui i vertici delle Popolari stanno lavorando è il “voto a scaglioni”. Di fatto, il meccanismo, previsto dal Dl Competitività del 2014, prevede il depotenziamento del diritto di voto in misura progressiva all’aumentare della partecipazione azionaria. Se, per ipotesi, per le prime mille azioni possedute corrispondessero, 100 voti, alle successive mille azioni corrisponderanno 50 voti, e così via. In questa maniera il peso in termini di voto del singolo azionista si riduce a mano che aumenta il numero di azioni possedute.
Il meccanismo “scaglionato” avrebbe il vantaggio di garantire il superamento del principio del voto capitario (una testa, un voto, indipendentemente dal numero di azioni possedute), che Governo, Banca d’Italia chiedono da tempo di eliminare. Verrebbe quindi aperta la porta alla Spa, modello che il mercato auspica. Ma nello stesso tempo si favorirebbe la «ponderazione» del voto, come richiesto da Assopopolari, così da non estirpare il legame con il territorio e la rappresentanza dei piccoli soci in assemblea. Ora per le banche si tratta di ragionare sulla definizione delle singole forchette degli scaglioni.
Accanto a questa modalità, su cui convengono alcune delle principali banche popolari, nel settore si sta consolidando l’ipotesi di introdurre un tetto al possesso azionario (o dell’eventuale espressione del diritto di voto), che potrebbe essere fissato attorno al 5% (anche se non sono escluse quote inferiori). Un correttivo, questo, che peraltro sarà al centro di un emendamento a cui sta lavorando anche il componente della Commissione Finanze alla Camera, Gregorio Gitti (Pd), e che troverebbe un consenso crescente dentro al partito di Governo. Non è peraltro da escludere la richiesta da parte delle banche di un regime transitorio, che avrebbe il vantaggio di dare più tempo per favorire il riassetto interno.
Ieri al Forex questi erano tra i temi principali al centro le discussioni riservate dei banchieri. Poichè le banche partono da posizioni diverse, all’Associazione spetta trovare una linea comune da presentare al Governo a nome dell’intero comparto. Non è un caso che si sia deciso di posticipare l’audizione in Commissione Finanze del presidente di Assopopolari Ettore Caselli: inizialmente previsto per questa settimana, l’appuntamento slitterà probabilmente alla metà della settimana successiva. Un tempo necessario per trovare la sintesi finale dopo la presentazione dei “saggi” (Angelo Tantazzi, Piergaetano Marchetti e Alberto Quadrio Curzio) avvenuta in settimana, a cui seguiranno una serie di consultazioni informali che si terranno nel corso di questa settimana.
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