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Accuse dei pentiti di mafia a Montante. La replica: tentano di…

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Accuse dei pentiti di mafia a Montante. La replica: tentano di screditarmi ma non mi fermo

Il presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, delegato nazionale alla Legalità, sarebbe indagato per mafia dalle Procure di Caltanissetta e Catania.

«Ho letto su un quotidiano nazionale notizie che mi riguarderebbero – dice Montante -. Mi tornano in mente le parole profetiche pronunciate appena qualche giorno fa dal presidente della Corte d'Appello di Caltanissetta, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. L'alto magistrato, ribadendo quanto già denunciato in più occasioni solenni anche da altri alti magistrati, ha parlato di ‘attacchi contro i nuovi vertici confindustriali siciliani e nisseni, spesso aggrediti attraverso il metodo subdolo della diffamazione e del discredito mediatico, e l'accentuata campagna di delegittimazione condotta a tutto campo contro vari protagonisti dell'antimafia operativa, mirati a riprodurre una strategia della tensione che potrebbe tradursi in azioni eclatanti». E poi aggiunge: «Non è la prima volta. Non è un caso che nel 2013 il Comitato nazionale per l'Ordine e la Sicurezza pubblica abbia deciso di riunirsi proprio a Caltanissetta, mettendo attorno allo stesso tavolo i vertici delle forze dell'Ordine e della magistratura, insieme con i rappresentanti di Confindustria Montante e Lo Bello. Anche in quella circostanza, il messaggio unanime fu quello di alzare il livello di guardia attorno a chi, con azioni concrete, ha segnato una inversione di rotta nella lotta alla criminalità, e i procuratori presenti espressero preoccupazioni sulla delegittimazione in atto da parte della mafia contro i vertici di Confindustria. Detto questo – conclude Montante -, posso assicurare che il mio impegno contro il malaffare per liberare le imprese dal sopruso delle mafie continuerà con maggiore forza e determinazione di prima, in continuo contatto, così come ho sempre fatto, con forze dell'ordine, istituzioni e magistratura, cui va la mia più assoluta fiducia».

La notizia, che però non ha trovato conferma negli ambienti giudiziari, è stata pubblicata dal quotidiano La Repubblica. E intanto sul tema è intervenuto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: «Sono sorpreso dalle anticipazioni a mezzo stampa che riguardano Antonello Montante, che ha deciso da tempo di schierarsi nella lotta contro la mafia, rischiando in prima persona - ha detto - di questo impegno, oltre alle responsabilità che riveste in Confindustria come delegato alla Legalità sono prova i passi avanti fatti in questi anni e il rapporto di forte collaborazione e fiducia instaurato tra imprese e pubbliche autorità, fino al riconoscimento alla sua persona arrivato pochi giorni fa, con la nomina a componente del direttivo dell'Agenzia per i beni confiscati» e poi ha aggiunto: «Confindustria auspica che la magistratura, la sola fonte a cui spetta di informare delle indagini in corso, si pronunci al più presto sull'effettivo stato dei fatti».

Secondo la ricostruzione fatta dai cronisti alla base delle accuse contro il leader degli industriali siciliani, da anni impegnato nella lotta contro la mafia e il malaffare, vi sarebbe il racconto di tre pentiti e un esposto presentato alla Procura di Catania di cui però non si conosce l'estensore. Fin qui l'unico filone di indagine su cui sono stati diffusi dettagli è quello che riguarda Caltanissetta: secondo il racconto che ne fa Repubblica a parlare sarebbe Salvatore Dario Di Francesco, mafioso di Serradifalco (lo stesso paese di Montante) arrestato un anno fa dalla squadra mobile nissena. Il pentito avrebbe raccontato di appalti pilotati nella zona e in particolare al Consorzio Asi, l'Area di sviluppo industriale, negli anni che vanno dal 1999 al 2004. Tra gli altri fatti raccontati da Repubblica l'amicizia di Montante con Vincenzo Arnone, figlio di Paolino, boss morto suicida nel 1992 nel carcere Malaspina di Caltanissetta: Arnone è stato il testimone di nozze di Montante che della questione ha già raccontato. L'attuale presidente di Confindustria Sicilia si è sposato a 17 anni e ha scelto Arnone in quanto suo amico giovanile: successivamente è stata proprio una sua denuncia a portare all'arresto di Arnone.

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