LONDRA (Dal nostro corrispondente) - «La Gran Bretagna s’è guadagnata un aumento di stipendio». Il premier inglese David Cameron sceglie la metafora della busta paga di uno Stato per incalzare le imprese e chiedere il rialzo dei salari dei lavoratori. Mossa ad alto valore politico se consumata a poche settimane dalle elezioni.
Il ragionamento del premier è semplice: l’azione del governo ha risanato un’economia «che da anni non è in una condizione tanto buona» pertanto i benefici devono discendere più rapidamente di quanto stia accadendo nelle retribuzioni dei lavoratori. «La performance economica – precisa il premier – non si può leggere solo nella dinamica del Pil, deve avere un riscontro negli stipendi e nella qualità di vita dei cittadini».
La platea riunita nell’annuale meeting della British Chamber of Commerce prende nota, ma a sua volta preme sulla politica. È il direttore generale della Camera John Longworth a incalzare il capo dell’esecutivo e lo fa sul terreno europeo. «Il referendum sull’adesione all’Unione – dice in sostanza - va fatto prima del 2017 perché il mondo delle imprese non può attendere tanto a lungo». In altre parole è l’incertezza sul destino di Londra a gravare sulla prospettiva economica e magari a frenare quella ricaduta sui salari del “boom” – relativo - dell’economia del Regno di Elisabetta.
Londra, lo ricordiamo, cresce con un tasso annuo che oscilla fra il 2,5 e i 3%, al galoppo quindi se paragonato all’andamento degli altri Pesi Ue. David Cameron ha sempre detto che se i Tory vinceranno le elezioni ci sarà una consultazione popolare sulla membership europea con un quesito secco: dentro o fuori. Ma ha anche sempre aggiunto che si terrà nel 2017. John Longworth lo sfida ora a organizzarla subito, entro il 2016. I Tory non bocciano l’idea e fanno già i conti per vedere se esiste davvero il tempo necessario per un passo che potrebbe segnare il destino del Paese.
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