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Il bipolarismo di sopravvivenza e le contraddizioni dei patti elettorali

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Il bipolarismo di sopravvivenza e le contraddizioni dei patti elettorali

La campagna per le elezioni regionali sta ridefinendo i confini del bipolarismo: da una parte chi è al Governo, dall’altra chi è all’opposizione. Ma è un bipolarismo di sopravvivenza, del tirare a campare che nasconde sotto il tappeto mille contraddizioni. E partiti che non hanno fatto i conti con la collocazione politica finale, in Italia e in Europa.

È Matteo Salvini che ha ridefinito i confini di questo bipolarismo “necessario”, uno schema utile solo per andare al voto di primavera e poi chissà. E così ha dettato le condizioni per l’alleanza: l’opposizione a Matteo Renzi. Silvio Berlusconi ha pubblicamente sancito lo strappo e si avvia a stringere un’alleanza nelle regioni in cui si vota ma alle condizioni della Lega, a quanto pare. E sempre secondo le condizioni di Salvini, il Nuovo centro-destra resta fuori dalla porta. Almeno al Nord, al Sud non è invece esclusa un’alleanza tra Ncd e Forza Italia. Ieri Angelino Alfano ha incontrato Renzi, ufficialmente per parlare di programma di Governo ma nella sostanza si è parlato di alleanze con il Pd alle regionali. È quella la questione vitale per il partito di Alfano che senza amministratori e ceto politico locale si spegnerebbe. E dunque è costretto a una forma “ibrida”, alleato del Pd ma con un nome impegnativo (Nuovo centro destra) che non può collocarlo nell’area del centro-sinistra. E anche a livello regionale replicare l’alleanza di Roma crea imbarazzi e resistenze.

Ma tiene poco anche l’alleanza improvvisata tra Lega e Forza Italia. Il patto del Nazareno è stato il prezzo che Berlusconi ha dovuto pagare per ricompattare il partito - chissà fino a che punto - e per stringere il patto con Salvini dopo un faccia a faccia ad Arcore. Ma quanto dura? Dopo le urne, in Forza Italia resterà il problema della leadership e della identità politica inclusa la collocazione in Europa. A Salvini andrebbe chiesto come spiegherà ai veneti che si è alleato con Berlusconi che aderisce ai Popolari europei, cioè al partito della Merkel, mentre lui sta con Marine Le Pen contro l’Europa “tedesca”. È più stridente questa contraddizione o il patto del Nazareno? Ed è tanto più incoerente questa alleanza Salvini-Berlusconi ora che abbiamo sotto gli occhi il caso della Grecia che dimostra come i patti si stringano innanzitutto sulla base dell’Europa - con o contro - e non sugli schieramenti classici destra-sinistra.

L’esperimento Tsipras-Varoufakis è tutto da vedere ma intanto produce i suoi effetti anche nel Pd. Ieri la minoranza ha chiesto una direzione del partito per discutere di quale posizione assumere in Europa sul caso-Grecia. Al di là del fatto che non si capisce ancora quale sia la proposta di Tsipras a Bruxelles - e quindi pare difficile che possa anticiparlo la direzione Pd - il punto resta divisivo. Cosa pensano i “tanti” Pd sui quasi 50 miliardi con cui l’Italia si è esposta a favore della Grecia? Fino a che punto Roma deve stare con i greci e contro gli italiani?

La scorsa settimana Renzi non aveva dato sponde al leader greco e questo non sembra essere piaciuto né alla sinistra Pd, né a Sel che pure sta trattando alleanze per le regionali. Dunque, anche a sinistra il bipolarismo è un “tirare a campare”, un carpe diem a uso delle urne del Veneto, Toscana o Puglia ma - sulla sostanza - si dimostra un falso se declinata su grandi temi come l’Europa. E tutto ciò che dall’Europa dipende: dalle leggi di stabilità alla riforma del lavoro.

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