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Il realismo pacifista e il solco Usa-Germania

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L’analisi

Il realismo pacifista e il solco Usa-Germania

Pilota in Vietnam, abbattuto nei cieli di Hanoi e poi prigioniero, il repubblicano John McCain ha una visione particolare della storia.

Una visione della storia che incomincia con la Guerra fredda e finisce con la vittoria sull'Unione Sovietica. Accusando Angela Merkel, nata e cresciuta nella Ddr, d'irriconoscenza e mancanza di determinazione anche militare verso la Russia di Putin, McCain ignora un pilastro del passato europeo e della sua presente stabilità: il miracoloso realismo pacifista di una Germania il cui militarismo aveva garantito al continente alcuni secoli di guerre.

È questo il solco che ha diviso ieri la cancelliera tedesca da Barack Obama, nel loro incontro alla Casa Bianca. È quella definizione che domenica aveva dato al forum sulla sicurezza di Monaco di Baviera, il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier: «La nostra esperienza in Europa, nei tempi buoni come nei cattivi, è che la Russia resta il nostro vicino». Non solo in Arizona, lo Stato di McCain, ma nel resto degli Stati Uniti questo non è un problema. In qualche modo lo hanno dimostrato le domande dei giornalisti americani durante la conferenza stampa alla fine della visita di Merkel: le spie elettroniche della Nsa, il nucleare iraniano, l'Isis, la contrastata visita di Netanyahu a Washington a due settimane dalle elezioni israeliane: «Se Angela Merkel fosse stata sotto elezioni, non l'avrei invitata. E lei non avrebbe chiesto di venire». La crisi ucraina, se dare le armi a Kiev o no, era uno dei problemi: non il problema. Da noi lo è, la geografia della Russia è anche la nostra. Tuttavia, di tutti i presidenti americani che Angela Merkel avrebbe potuto incontrare a Washington, Obama è il più europeo insieme al suo segretario di Stato John Kerry. Sebbene pressato dai repubblicani e da una parte importante democratica, il presidente ha spiegato che «la prospettiva di una soluzione militare di questo problema è sempre stata bassa». E la possibilità delle armi difensive all'Ucraina «è una di quelle opzioni che sono state esaminate. Ma non ho ancora preso una decisione».

Ormai a poche ore dal vertice decisivo di Minsk, il riarmo dell''Ucraina è una possibilità. È come l'aggravamento delle sanzioni economiche, annunciate ma congelate, che ieri hanno deciso i ministri Ue a Bruxelles: una sana pressione, la dimostrazione che a dispetto dei repubblicani di Washington e di polacchi, baltici e nordici in Europa, gli Stati Uniti e la Ue offrono a Putin la possibilità di scegliere un compromesso onorevole alternativo a quell'idea di annessione dell'Ucraina orientale fino e oltre Odessa: la Novorossiya, una Nuova Russia disperatamente uguale alla vecchia. Pur mostrando realismo pacifista, ieri a Washington Angela Merkel ha ricordato che «se rinunciamo al principio dell'inviolabilità delle frontiere e all'integrità territoriale, non saremo in grado di mantenere l'ordine pacifico dell'Europa che abbiamo costruito». È un'altra offerta a Putin: dimostrare che conosce la storia meglio di McCain.

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