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Riforme, da Fi e Lega opposizione in ordine sparso

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Riforme, da Fi e Lega opposizione in ordine sparso

  • –Barbara Fiammeri

roma

I riflettori erano puntati soprattutto su Fi. E in effetti ieri il partito di Silvio Berlusconi è stato il principale protagonista nell’aula della Camera, dove è ripreso l’esame della riforma costituzionale del Senato. Ma l’esito del primo banco di prova post Nazareno non è stato molto positivo per gli azzurri. E non solo perché Fi si è presentata in aula a ranghi ridotti (ieri in tarda mattinata circa il 40% dei deputati era assente). A fallire in parte è stato anche il test sulla ritrovata intesa con la Lega, benedetto dal Cavaliere nel weekend: emendamenti presentati dal Carroccio sono stati bocciati dagli azzurri, che hanno votato con la maggioranza, e viceversa. Senza contare che su alcune proposte di modifica, i forzisti hanno votato in ordine sparso facendo andare su tutte le furie la minoranza fittiana.

Il nuovo corso, il ritorno all’opposizione non è però in discussione. Renato Brunetta è tornato a parlare di «direttrice autoritaria», con riferimento alle riforme, annunciando in aula che Fi farà «di tutto per rallentare il percorso verso il disastro». Contemporanemente sono arrivate anche le dimissioni del relatore, il forzista Francesco Paolo Sisto, vicino al leader della minoranza Raffaele Fitto da sempre contrario al Nazareno. Un gesto forte per segnare la discontinuità rispetto all’intesa «innaturale» con il Pd della fase precedente.

Il Governo però non sembra preoccupato. «Spiace per Fi ma noi andiamo avanti», commentava perentorio il sottosegretario alla presidenza Luca Lotti. Lo ha ripetuto con toni più concilianti anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi: «Siamo sempre aperti al dialogo e al confronto con tutte le opposizioni, ma il confronto e il dialogo non può essere uno strumento per impedire alla maggioranza di fare le riforme in aula».

I voti alla Camera sono sufficientemente ampi da non mettere a rischio la maggioranza. Tuttavia, sui tempi il nuovo corso azzurro è tutt’altro che irrilevante e l’ipotesi di arrivare al voto sul testo finale entro questa settimana, ribadita in mattinata dalla Boschi, ieri sera si è trasformato in un «lavoriamo per finire il prima possibile».

Anche perché in aula il clima è tesissimo. Ieri sera, quando dalla presidenza è giunto l’annuncio della fine del tempo a disposizione di Sel e del M5s, dai banchi del partito di Vendola sono volati i faldoni degli emendamenti. Una bagarre che ha costretto la presidente di turno, Marina Sereni (Pd) a sospendere i lavori. E a nulla è servita anche la successiva riunione della capigruppo nella quale le opposizioni sono tornate a chiedere un allungamento dei tempi a disposizione dei singoli gruppi per illustrare gli emendamenti. Sel ha annunciato che se questa scelta verrà confermata per protesta non parteciperà più ad alcuna votazione. La decisione finale dovrebbe arrivare stamane in occasione della nuova riunione della Capigruppo in programma alle 12. Brunetta bolla come «irragionevole» l’atteggiamento della maggioranza ricordando che ci sono anche tre decreti in scadenza, Ilva, Banche popolari, Milleproroghe. «C’è il rischio - ha detto Brunetta - che la situazione si incattivisca, che l’Aula diventi un caos che porterà alla decadenza dei decreti». Non la pensa così il ministro Boschi. «Il calendario ci consente di poter approvare i decreti tranquillamente nei tempi previsti dalla legge», ha detto il ministro per le Riforme, ricordando che tutti i gruppi erano fin dall’inizio a conoscenza del tempo a disposizione per discutere, «se poi li esauriscono non possono chedere alla presidenza altro tempo».

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ALL’ESAME DI MONTECITORIO

IL NUOVO SENATO

Il nuovo Senato è composto da 95 membri rappresentativi delle autonomie e da 5 senatori che possono essere nominati dal Capo dello Stato. L’aula ha modificato il testo della commissione che aveva fissato a 100 il numero dei membri espressione dei territori. I senatori sono eletti dai Consigli regionali e delle province di Trento e Bolzano con metodo proporzionale tra i propri componenti e, nella misura di uno ciascuno, tra i sindaci dei comuni del territorio

FUNZIONE LEGISLATIVA

Obiettivo della riforma è il superamento del bicameralismo perfetto differenziando i poteri di Camera e Senato. Il procedimento legislativo rimane paritario solo in pochissimi casi come le leggi di revisione della costituzione, quelle elettorali e quelle sulle funzioni dei comuni. Ma fatti salvi i casi limitati elencati espressamente le altre leggi sono approvate dalla Camera. L’articolo deve essere ancora avere il via libera dell’Aula di Montecitorio

L’ITER PARLAMENTARE

L’iter legislativo diventa monocamerale. Il Senato su richiesta di 1/3 dei membri, può disporre l’esame dei Ddl varati dal Montecitorio e le proposte di modifica tornano alla Camera che si pronuncia in via definitiva. Previsto un iter rinforzato per il Senato: sui ddl in alcune materie indicate espressamente la Camera - solo a maggioranza assoluta dei componenti - può non conformarsi alle modifiche proposte dal Senato (votate a maggioranza assoluta)

LEGGI DI BILANCIO

Ancora in attesa dell’approvazione dell’Aula la modifica introdotta in commissone relativa alla norma sull’iter dei disegni di legge di bilancio: la Camera dovrà pronunciarsi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei componenti sulle modifiche proposte dal Senato solo se approvate a maggioranza dei due terzi dei componenti. Nel testo uscito da Palazzo Madama il quorum era la maggioranza assoluta

VOTO A DATA CERTA

Ancora da approvare la norma in base alla quale il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di deliberare, entro cinque giorni dalla richiesta, che un disegno di legge indicato come essenziale per l’attuazione del programma di governo sia iscritto con priorità all’ordine del giorno e sottoposto alla pronuncia in via definitiva della Camera dei deputati entro il termine di settanta giorni dalla deliberazione

DECRETI LEGGE

Modifiche in vista sui decreti legge. In particolare verranno messi in Costituzione i limiti alla decretazione d’urgenza previsti dalla legislazione ordinaria: i Dl non potranno riguardare materie costituzionali o elettorali (fatta eccezione per l’organizzazione e lo svolgimento del voto), deleghe, conversioni di decreti, trattati internazionali e bilanci. Il Dl vale sempre 60 giorni che possono diventare 90 in caso di rinvio da parte del presidente della Repubblica

CAPO DELLO STATO

Tra gli articoli già approvati ci sono quelli relativi all’elezione del presidente della Repubblica. Per l’elezione sarà necessaria la maggioranza dei due terzi dell’assemblea nei primi tre scrutini; dal quarto scrutinio bastano i tre quinti dell’assemblea, dal settimo i tre quinti dei votanti. Nel periodo di vacatio del capo dello Stato non sarà più il presidente del Senato a esercitarne le funzioni ma quello della Camera

STATO E REGIONI

Cambiano le competenze legislative di Stato e Regioni. Prima di tutto non ci sarà più legislazione concorrente, che tanto contenzioso avevano creato in oltre un decennio. Le Regioni potranno legiferare, tra le altre cose, su mobilità nel territorio, dotazione infrastrutturale, servizi sanitari e sociali, sviluppo economico locale e organizzazione dei servizi alle imprese e della formazione professionale