LIQUIDITÀ ALLE BANCHE
Visco e Weidmann d’accordo:
il meccanismo Ela non può
essere considerato
un canale di finanziamento
a lungo termine
ISTANBUL
Alla vigilia dell’incontro di oggi dell’Eurogruppo a Bruxelles sul caso Grecia, i ministri finanziari dei grandi Paesi europei hanno fatto di tutto, alla conclusione del G-20 di Istanbul, per ridimensionare drasticamente le aspettative, che sembravano essersi diffuse ieri sui mercati, che ci si avviasse a un accordo con il Governo di Atene.
«Non ci sarà alcuna decisione – ha detto il ministro spagnolo Luis de Guindos – Aspettiamo le proposte dei greci. Poi ci sarà un’altra riunione il 16». Anche il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, ha detto: «Vedremo con tranquillità cosa hanno da dire i greci. Non avremo certo un nuovo programma domani».
Schaueble ha però smentito seccamente l’indiscrezione che colloqui fra Atene e la Commissione europea potessero aver portato a un’intesa su un “ponte” di sei mesi da accordare ai greci mentre viene negoziato un nuovo programma, come richiesto dal Governo greco. «Non ne so niente – ha affermato – e comunque non tocca alla Commissione prendere queste decisioni». Come di consueto, i toni delle reazioni europee sono diversi. Se il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan aveva detto di vedere «un esito positivo» della trattativa che si avvia ora, e il commissario europeo Pierre Moscovici, in linea con il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha affermato che «l’uscita della Grecia dall’euro non è uno scenario», Schauble ha tenuto un atteggiamento più duro. La situazione greca, ha ricordato, è così grave per colpa esclusiva dei greci, e ha insistito che, senza il rispetto delle condizioni già concordate nel programma del 2012, che scade il 28 febbraio prossimo, non ci sarà un ulteriore esborso di fondi. Si tratta di circa 7 miliardi di euro che il Governo Tsipras aveva detto in un primo tempo di non volere, ma di cui ora chiederebbe il rilascio progressivo, secondo le indiscrezioni circolate ieri. «Non possiamo obbligare la Grecia a prendere i soldi, ma le regole sono chiare», ha detto Schaeuble. Del resto, anche il commissario Moscovici ha sottolineato la necessità del rispetto degli impegni e la necessità di «evitare dichiarazioni unilaterali». La soluzione, ha detto l'ex ministro francese, dev’essere dentro il quadro di un programma. Atene aveva detto di non volere un’estensione del programma in scadenza, né un nuovo programma.
Due dei tre membri di quella che - ha scherzato, ma non troppo, Schaeuble - «non possiamo più chiamare troika», per l’avversione al termine del nuovo Governo greco, cioè il Fondo monetario e la Banca centrale europea, hanno preferito evitare dichiarazioni sul caso Grecia. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha lasciato Istanbul prima della conclusione dei lavori: dopo una decina di minuti di attesa, con tutti gli altri già in posa, gli organizzatori hanno rimosso la sua sedia dalla prima fila della abituale “foto di famiglia”. Entrambe le istituzioni restano comunque interlocutori importanti della Grecia. La Bce deve verificare ogni due settimane che sussistano le condizioni per la concessione alle banche greche, da parte della Banca centrale del Paese, della liquidità di emergenza attraverso lo sportello Ela. La settimana scorsa il tetto all'Ela è stato portato a 59,5 miliardi di euro, dato che, prevedendo l'impossibilità di un accordo sul programma entro il 28 febbraio, è venuta meno la condizione in base alla quale la Bce consentiva agli istituti ellenici di accedere ai normali finanziamenti consegnando in garanzia titoli del debito greco, in deroga al fatto che questi titoli non godono di un rating “investment grade” come normalmente richiesto. Sia il governatore Visco, sia il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, hanno ricordato però che l’Ela non può essere considerato un canale di finanziamento nel lungo termine.
Anche nella giornata conclusiva dei lavori (dove peraltro il caso Grecia non era ufficialmente in agenda), sono emerse le preoccupazioni degli altri partecipanti. Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Jack Lew, ha sollecitato tutte le parti a «un approccio pragmatico». Per il cancelliere dello Scacchiere britannico, George Osborne, «ogni giorno di stallo in più aumenta i rischi per l’economia mondiale e il rischio che un errore di valutazione o un passo falso conduca a un risultato molto negativo».
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