IL RISCHIO DI UN’IMPASSE
Secondo l’Iiss la crisi vede scontrarsi logiche inconciliabili
Kiev da sola non può farcela,
ma anche la scelta di riarmarla non appare efficace
LONDRA
«Mentre gli europei sono concentrati sulla ricerca di un cessate il fuoco, i separatisti, il governo ucraino e quello russo ragionano in termini strategici. I loro obiettivi sono del tutto incompatibili...Kiev non sembra in grado di vincere né sul terreno militare, né al tavolo negoziale». La sentenza porta la firma dell’Istituto di studi strategici (Iiss) di Londra che ha diffuso ieri il Military Balance 2015, appuntamento, un tempo di gran moda, per tastare il polso alla sicurezza nel mondo.
A riportare in primo piano le acute analisi di militari in pensione e in congedo, strateghi e docenti dell’industria bellica è la storia di oggi. Ucraina, Isis, Africa del Nord, aree vaste di conflitti estesi. «Il perimetro dell’instabilità mondiale si va ampliando» si legge nel documento dell’Istituto, una dinamica che si consuma sullo sfondo di un forte squilibrio del riarmo. È vero che l’Occidente lo scorso anno ha speso «più di metà del budget globale di difesa», ma è il segno di una contrazione violenta rispetto ai due terzi del bilancio complessivo, livello raggiunto nel 2010. I tagli a Occidente sono la conferma di un trend che vede la spesa per carri armati, missili e tutto quanto va ascritto alla voce sicurezza crescere nel 2014 per la prima volta in un lustro. Il saldo positivo rispetto al 2013 è, infatti, più 1,7 per cento, sotto la spinta della Cina assisa sul 38% (era il 28% nel 2010) della spesa asiatica per la Difesa, che, peraltro, è aumentata di un quarto in quattro anni. Ancor più netta l’impennata di Nord Africa e Medio Oriente che hanno lasciato crescere di due terzi il “conto” per le armi. La lotta contro l’Isis è solo la causa più recente e non la sola.
Una mano non da poco al riarmo globale l’ha data e continua a darla il Cremlino che nell’ultimo triennio ha aumentato in termini reali il capitolo Difesa del 10 per cento. Al centro di questa dinamica c’è ovviamente la crisi ucraina che secondo l’Iiss vede scontrarsi logiche inconciliabili. Da un lato c’è Kiev «determinata a porre sotto la propria influenza i confini orientali e sud-orientali…dall’altro il Cremlino deciso ad vedere un’ Ucraina frazionata, incapace di sganciarsi dall’orbita russa e dunque soddisfatto di avere due repubbliche, quella di Donetsk e quella di Luhansk, anche entro i confini esistenti ora. Sullo sfondo ci sono poi i separatisti» che per l’Iiss vorrebbero ancora di più. Se poi - ammessa e non concessa una teorica risoluzione del conflitto sul fronte orientale - si volesse riportare l’attenzione sulla Crimea, dove tutto ha avuto inizio, la paralisi è ancora più evidente. «La Russia – sostengono gli strateghi britannici - non può considerare la restituzione della Crimea e l’Ovest non può accettarne l’annessione».
Neppure la scelta di riarmare Kiev sembra quella più efficace per l’Istituto di studi strategici che nella conferenza stampa di presentazione ha sottolineato la relativa arretratezza delle truppe ucraine per poter maneggiare, da subito, gli equipaggiamenti più sofisticati degli Usa, eterno gigante della Difesa con il più massiccio stanziamento al mondo. Soprattutto se una mossa del genere fosse misurata con la potenziale reazione di Mosca. Il grande sforzo impresso alla spesa militare dalla Russia potrebbe scatenare una reazione dirompente. Un contesto che consente all’Istituto britannico di concludere con una amara considerazione, svelando l’implicita ammissione di debolezza euro-americana. «L’Europa sta misurandosi con una Russia molto più bellicosa e quantomai decisa a testare la risolutezza dell’Occidente».
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