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Dall’Fmi un nuovo bailout per Kiev

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Dall’Fmi un nuovo bailout per Kiev

  • –Beda Romano

BRUXELLES

Come l'Unione europea qualche settimana fa, anche il Fondo monetario internazionale ha deciso di dare nuova fiducia all'Ucraina, proprio mentre nel paese in piena guerra civile si tenta un nuovo cessate-il-fuoco. Il Fondo ha annunciato nuovi prestiti per 17,5 miliardi di dollari su un periodo di quattro anni, in cambio di nuove riforme economiche, nonostante lo stesso establishment comunitario esprima cautela sulla tenuta dell'accordo raggiunto ieri a Minsk.

In una conferenza stampa qui a Bruxelles, il direttore generale del Fondo Christine Lagarde si è voluta prudente sul futuro del paese. Riferendosi al piano negoziato con il governo ucraino da cui dipende il nuovo prestito, la signora Lagarde ha spiegato: «È ambizioso, sarà difficile, e non è senza rischi». Ciò detto, ha sottolineato che «il rischio geopolitico» è stato preso in conto. «Prima torneranno la pace e la calma, e meglio sarà». Il governo ha scadenze obbligazionarie pari a 11 miliardi di dollari quest'anno.

Il nuovo accordo, che deve ancora ricevere il benestare del consiglio d'amministrazione dell'Fmi, giunge dopo che già nell'aprile scorso il Fondo aveva concesso aiuti all'Ucraina per 17 miliardi di dollari. Parlando da Kiev, il premier ucraino Arseny Yatsenyuk ha assicurato che il suo governo rispetterà le condizioni poste dall'organizzazione internazionale: «L'Ucraina adotterà quelle riforme che sono necessarie per ottenere la stabilizzazione economica e finanziaria del paese».

La decisione annunciata dalla signora Lagarde giunge dopo che sia gli Stati Uniti che l'Unione europea hanno promesso nelle scorse settimane nuovi prestiti, rispettivamente di 2,0 miliardi di dollari e di 1,8 miliardi di euro. Economisti di mercato invitavano ieri alla cautela. Notavano che c'è ancora bisogno del benestare del consiglio di amministrazione dell'Fmi e che qualsiasi insuccesso dell'accordo di cessate-il-fuoco raggiunto ieri mattina a Minsk indurebbe il Fondo a congelare i nuovi aiuti.

L'Ucraina è in gravissima difficoltà economica. Da un anno, ormai, la parte orientale del paese è teatro di una guerra civile tra nazionalisti ucraini e comunità russofona che sta penalizzando anche l'economia. Secondo lo stesso Fmi, la congiuntura ha segnato una contrazione del prodotto interno lordo nel 2014 tra il 7 e il 7,5%. In gennaio, l'inflazione era al 28,5% annuo. Su richiesta del Fondo, la banca centrale ucraina ha annunciato recentemente la libera oscillazione della sua valuta.

Nel frattempo, qui a Bruxelles riuniti per un vertice informale, molti capi di stato e di governo hanno espresso cautela sulla tenuta del cessate-il-fuoco. «L'intesa non garantisce un successo durevole», ha ammesso il presidente francese François Hollande, che insieme alla cancelliere tedesca Angela Merkel è riuscito a trovare un accordo con il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Petro Poroshenko. La signora Merkel ha detto di vedere «grossi ostacoli» al ritorno della pace nella regione.

Proprio l'accordo di ieri ha rimesso sul tavolo le sanzioni contro la Russia, accusata di fomentare la guerra civile in Ucraina. I ministri degli Esteri dei Ventotto hanno adottato lunedì nuove misure mirate contro persone ed entità russe ed ucraine, congelandone l'entrata in vigore fino al 16 febbraio. Nonostante il cessate-il-fuoco, ieri sera i governi hanno confermato la decisione. Il premier inglese David Cameron ha spiegato che sanzioni verranno levate solo se la Russia «cambierà il suo atteggiamento».

Lo stesso presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha avvertito in una conferenza stampa alla fine del vertice che l'Unione «non esiterà a prendere misure» se la tregua non sarà rispettata. Dal canto suo, l'Alto Rappresentante per la Politica estera e la Sicurezza, Federica Mogherini, ha spiegato che «il cessate-il-fuoco deciso con l'accordo di Minsk è il passo giusto nella giusta direzione». E ha aggiunto: «Proporrò ai leader dell'Unione alcune misure concrete per monitorarlo e attuarlo».

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