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Finocchiaro: Senato e Italicum, possibile qualche migliorìa

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Finocchiaro: Senato e Italicum, possibile qualche migliorìa

  • –Manuela Perrone

ROMA

Non sarà ancora la migliore delle leggi elettorali possibili, ma una buona «transazione» sì, capace di garantire due obiettivi fondamentali: rappresentanza e stabilità dei governi. La presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro (Pd), intervistata ieri da Stefano Folli al Master in Management politico Il Sole 24 Ore-Luiss, ha difeso l’Italicum 2.0 approvato da Palazzo Madama e tornato alla Camera. Ma non ha negato che su legge elettorale e riforma costituzionale, che «devono marciare insieme», qualche migliorìa può essere apportata. A cominciare dalla quota di “nominati” e dalla clausola di salvaguardia.

Bene, per Finocchiaro, le modifiche alle soglie introdotte al Senato (dall’8 al 3% quelle di accesso, dal 37 al 40% quelle per ottenere il premio di maggioranza): una «scelta d’innovazione» verso un sistema «a vocazione maggioritaria» (ha citato Veltroni), che assicura che l’unica Camera eletta sia «davvero la più rappresentativa possibile». Più complessa la questione della scelta degli eletti. La sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il porcellum - ha ricordato la senatrice - ha posto a fondamento della questione di incostituzionalità il fatto «che tutti gli eletti siano nominati». Dunque la mediazione trovata a Palazzo Madama - i capilista bloccati e gli altri componenti delle liste nei cento collegi (ognuna con al massimo nove candidati) eletti con la doppia preferenza di genere - può non piacere ma può resistere al vaglio della Consulta. Il nodo è un altro: l’abbinamento tra capilista nominati e multicandidature, «perché l’affidamento che l’elettore fa sul nome del capolista è fallace», mentre «la Corte dice che bisogna dare seguito all’affidamento che l’elettore esprime». «Avevo tentato - ha detto Finocchiaro - di far passare un emendamento per cui il multieletto deve esercitare l’opzione nel collegio in cui il primo di quelli che hanno concorso con le preferenze abbia avuto il quorum più basso. Il valore del voto dell’elettore negli altri collegi sarebbe stato in qualche modo preservato».

Quanto alla percentuale di nominati che con l’Italicum approderà alla Camera, la senatrice ha ammesso: «Sarà alta, dai miei calcoli si aggirerà intorno al 54%. Per abbassarla si poteva introdurre un sistema che prevedesse un limite per l’elezione dei nominati, un listino separato che arrivasse al 30%». Una modifica che potrebbe ancora essere introdotta: «Se la Camera decidesse in questo senso avremmo un testo equilibrato e certamente coerente con i dettami della Corte costituzionale».

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