La correzione di rotta sulla scuola c'è stata. Almeno nelle parole chiave. Con il «merito» e la «valutazione» che hanno affiancato sul gradino più alto del podio la ben più centrale, almeno agli inizi, «assunzione». Se al momento del lancio (nel settembre scorso) del piano “Buona Scuola”, il premier Matteo Renzi aveva insistito soprattutto sulla necessità di svuotare le graduatorie a esaurimento dei precari, dopo la convention del Pd sul primo anno di governo e alla vigilia del Cdm che dovrà varare i testi, lo stesso presidente del Consiglio sembra aver sfumato il concetto. Parlando più genericamente della necessità di tirare una linea con il passato e di far sì che, a partire dal prossimo anno scolastico, ogni docente non si trovi più nella condizione di non sapere dove, come e quando svolgerà il suo incarico.
La riprova nei testi che il Cdm approverà venerdì
Come sempre accade in questi casi, l'ultima parola spetterà ai testi di legge. In particolare al decreto che è atteso sul tavolo di Palazzo Chigi venerdì insieme a un disegno di legge delega. E che dovrebbe contenere i numeri definitivi del maxi-piano di stabilizzazioni in cantiere. Se la prospettiva iniziale di azzerare le Graduatorie ad esaurimento (GaE) sarà realmente superata dalla scelta filtrata in queste ore di svuotarle solo per quelle materie e in quei territori dove ci sono dei posti scoperti, al loro del nuovo organico funzionale, allora sì che si potrà parlare di un mutamento di linea politica e non solo lessicale. Specie se il miliardo di euro stanziato con la legge di Stabilità non verrà usato solo per le immissioni in ruolo ma anche per finanziare da subito formazione, digitalizzazione e alternanza scuola-lavoro.
Merito e valutazione, i rischi di un cedimento
Un procedimento analogo dovrà riguardare anche le altre parole chiave scelte dall'ex sindaco di Firenze. A cominciare dal merito da premiare, su cui tutti sembrano d'accordo. Mai come in questo campo però saranno decisivi i numeri. Specie quelli del mix anzianità-funzioni aggiuntive che verrà tenuto presente nel ricompensare i docenti del lavoro svolto nelle scuole. Più l'asticella si sposterà sulla seconda componente anziché sulla prima più ci avvicinerà alla nascita, anche nel sistema scolastico italiano, di una vera progressione di carriera. Che dovrà reggersi però su un'altra gamba: la valutazione. Altro termine di cui si sono riempiti la bocca tutti gli ultimi ministri dell'Istruzione. Senza andare oltre le sperimentazioni. Serve una valutazione vera ed estesa a tutte le componenti del sistema-scuola: i prof, i presidi e le scuole. Ogni rallentamento o cedimento su questo punto rischierebbe di fare cadere l'impalcatura dell'intera riforma.
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