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Camorra, è morto Carmine Schiavone, il boss pentito dei rifiuti

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Camorra, è morto Carmine Schiavone, il boss pentito dei rifiuti

È morto nella sua abitazione nel Viterbese Carmine Schiavone, ex boss dei Casalesi, a lungo collaboratore di giustizia. La causa del decesso sarebbe un infarto. Da alcuni anni era uscito dal programma di protezione per i pentiti. Fecero scalpore le sue dichiarazioni sul traffico e l'interramento dei rifiuti tossici nella Terra dei fuochi.

In particolare quella pronunciata da Schiavone davanti alla Commissione ecomafie, in una audizione i cui verbali furono desecretati nel 2013secondo cui il traffico e l'interramento dei rifiuti in provincia di Caserta era un affare da 600-700 milioni di lire al mese, che ha devastato terre nelle quali, visti i veleni sotterrati, si poteva immaginare «che nel giro di vent'anni morissero tutti».

La sentenza senza appello pronunciata dall'ex boss riguardava tanti centri del Casertano, «gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e cosi' via, avranno, forse, venti anni di vita». Rifiuti radioattivi «dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi ci sono le bufale e su cui non cresce più erba«, raccontava Schiavone. Fanghi nucleari, riferiva, arrivavano su camion provenienti dalla Germania. Nel business del traffico dei rifiuti, secondo il pentito, erano coinvolte mafia, 'ndrangheta e Sacra Corona Unita.

Schiavone è morto all’età di 72 anni. Aveva iniziato a collaborare con la giustizia nel 1993. Le sue deposizioni furono determinanti per il maxiblitz che portò a 136 arresti di affiliati al clan, operazione da cui derivò il processo ''Spartacus''. Anche qui le dichiarazioni di Schiavone furono al centro delle accuse. Al termine del processo furono condannati il cugino Francesco Schiavone detto Sandokan, Michele Zagaria e Francesco Bidognetti, ritenuti la cupola del clan. Con loro furono condannate altre 30 persone. Finito il programma di protezione, Schiavone si era trasferito con la moglie e i figli nella Tuscia, in una casa nei paraggi del lago di Vico, dove è morto. Il suo nome tornò alla ribalta nel 2008, quando voci raccolte dalle forze dell'ordine lo davano come possibile organizzatore di un attentato contro Roberto Saviano. Ma sulla circostanza non emersero riscontri concreti.

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