La commissione di Vigilanza affronta oggi il caso Antonio Verro, mentre nel Governo si studia come intervenire sulla Rai. Il presidente della Vigilanza, Roberto Fico (M5S), ha intenzione di chiedere all’azionista, ovvero al ministero dell’Economia, la revoca del consigliere di amministrazione designato da Forza Italia. Il caso è scoppiato con la pubblicazione di una lettera del consigliere a Silvio Berlusconi in cui si mettevano all’indice programmi del servizio pubblico ritenuti “antigovernativi”.
La legge prevede la possibilità della revoca da parte dell’azionista dopo una delibera della Vigilanza, anche se la legge Gasparri, oggi Testo unico sui servizi media, dettava tali norme in occasione di una privatizzazione che non c’è mai stata. L’attuale Cda ha già perso Luisa Todini che ha dato le dimissioni dopo la decisione del consiglio, presa a maggioranza, a favore del ricorso contro il prelievo di 150 milioni sugli introiti da canone deciso dal Governo per il 2014.
La vicenda Verro è solo un atto di una commedia di cui non si conosce lo sviluppo e il finale. Il vertice Rai scade prima dell’estate e il premier Matteo Renzi ha detto chiaramente che la legge Gasparri non deve essere utilizzata anche in quest’occasione. Ci vuole una nuova legge che modifica la governance della Rai. Allo stesso tempo, si attende anche una norma per ridurre sia l’importo che la riduzione del canone (rimasto fermo da due anni, con tanto di prelievo da parte del Governo). Si sta decidendo se separare o meno governance e canone in due provvedimenti differenti. Non è da escludere la possibilità che si possa anticipare il rinnovo della concessione decennale sul servizio pubblico, che scade il 6 maggio 2016. A quel punto si tratterebbe di una vera e propria riforma della missione e dell’assetto del servizio pubblico, e quindi sicuramente di un disegno di legge, di cui la governance sarebbe solo un aspetto. Contro tale ipotesi il fattore tempo: il vertice Rai si può prorogare di qualche mese ma la nuova governance non può aspettare più di tanto. Il clima tra maggioranza e opposizione non facilita di certo l’approvazione di una legge sulla Rai, tanto più se di riforma organica. «Mattarella dovrà difendere l’autonomia del Parlamento e far rispettare le sue prerogative» dice Fico. Ma Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd è chiaro: «Se ci sarà uno spirito collaborativo da parte della minoranza, sono convinto che il governo sia pronto al dialogo e al confronto - ha detto -. Se, invece, prevarrà una volontà ostruzionistica, non resterà altra strada che il decreto».
Quanto alla governance, le linee di fondo dovrebbero imperniarsi su due punti: una governace duale, con un organismo d’indirizzo che nomina un Cda incaricato della gestione, con un amministratore delegato “forte”. Un’alternativa sarebbe la creazione di una fondazione come organismo terzo tra partiti e Rai, ma si tratta di una soluzione più complessa e dai tempi decisamente più lunghi. Il problema sono le fonti di nomina dell’organismo d’indirizzo: non potrà essere solo di nomina parlamentare, se si vuole una soluzione di discontinuità con un passato di spartizione della Rai tra le forze politiche.
Altra questione aperta è la riorganizzazione delle news Rai avviata dal direttore generale Luigi Gubitosi. Secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, azionista della concessionaria, la riforma «va nella direzione giusta». «Vorrei che la riforma (quella complessiva, ndr) - ha detto ieri alla presentazione del libro Viaggio in Italia del direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano - fosse come una best practice della cultura in Europa». La Vigilanza, peraltro, ha approvato all’unanimità un parere che mette diversi paletti sull’attuazione della riorganizzazione delle news di Gubitosi. Un progetto che deve ancora essere approvato formalmente dal Consiglio di amministrazione.
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LE IPOTESI
Governance duale
La nuova governance Rai dovrebbe imperniarsi su due punti: una governace duale, con un organismo d’indirizzo che nomina un Cda incaricato della gestione, con un amministratore delegato forte
La fondazione
Un’alternativa sarebbe una fondazione terza tra partiti e Rai, ma si tratta di una soluzione più complessa e lunga. Il problema è la nomina dell’organismo d’indirizzo: non potrà essere solo parlamentare, se si vuole evitare la spartizione tra i partiti