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Dossier Mafie in Veneto: Unioncamere suona la sveglia

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Mafie in Veneto: Unioncamere suona la sveglia

La mafia delocalizza in Veneto: non è una novità per chi segue le indagini giudiziarie e le attività degli investigatori. E' però il titolo forte, deciso e preciso che Unioncamere Veneto e Libera hanno deciso di dare al comunicato stampa che ha fatto seguito alla ricerca “Mafia e criminalità in Veneto” presentata il 19 febbraio a Padova.

Merito, dunque, a chi decide di non voltarsi dall'altra parte nel ricco (o ex ricco) Nord Est.
Il Veneto è la quinta regione in Italia per operazioni finanziarie sospette, la decima per beni confiscati alla criminalità, le operazioni di riciclaggio sono quadruplicate in quattro anni e i casi di usura più che raddoppiati.
«Per troppo tempo – ha detto il presidente di Unioncamere Veneto, Fernando Zilio – abbiamo ritenuto che la mafia, le mafie, fossero un problema a solo del Sud. Chi sosteneva il contrario non solo doveva sopportare i sorrisetti di circostanza, ma doveva quasi sentirsi fortunato se non veniva accusato di “procurato allarme”. Ora che abbiamo “scoperto” che la mafia è nel bar e nel ristorante sotto casa, nel negozio da cui ci serviamo, nei trasporti, nelle costruzioni e negli alberghi, oltre che nel gioco d'azzardo, nella prostituzione e nel traffico di esseri umani, fatichiamo comunque a trovare gli antidoti. Quasi che scoprire “il re nudo” sia un fastidio da accantonare. Invece dobbiamo essere coscienti che le mafie, oltre che inquinare il mercato con prodotti contraffatti, oltre che annientare parti sane dell'economia, introducono anche la violenza come metodo sia nei confronti delle cose che delle persone. Prendere coscienza di tutto questo e sostenere l'azione di chi, come l'Associazione Libera, si batte per far emergere la legalità non solo è doveroso, ma diventa indispensabile se non vogliamo vedere l'economia della nostra regione passare dal ruolo di traino del Paese a quello di “lavatrice” di denaro sporco».

«Le pagine del Quaderno raccontano di capitali sospetti, sporchi, ambigui, entrati chissà come, e in silenzio, nel tessuto della nostra comunità, come sottolinea Marcello Cozzi nella prefazione – ha spiegato Roberto Tommasi di Libera –. Raccontano di inchieste che disegnano una geografia attraversata da estorsioni, usura, tratta degli esseri umani, traffici di droga, armi e rifiuti. Una geografia nella quale mafie e corruzione sono nel sistema dei mega appalti e dei fiumi dei finanziamenti europei. L'intento è soprattutto divulgativo, un contributo a sollecitare l'opinione pubblica affinché possa aumentare la coscienza e l'attenzione su un fenomeno spesso poco conosciuto o addirittura negato».
I mercati più a rischio di permeabilità criminale, anche a causa della recessione economica, sono quelli dell'edilizia, dei trasporti, del turismo, dello smaltimento dei rifiuti, della grande distribuzione, dei mercati ortofrutticoli, dell'intermediazione di manodopera, del gioco d'azzardo, della contraffazione delle merci. La penetrazione delle organizzazioni criminali nel tessuto produttivo delle regioni italiane del Nord parte dai settori economici che non richiedono particolari conoscenze tecnologiche, come il commercio al dettaglio (per mettere in circolazione i prodotti della contraffazione), i trasporti (per sfruttare le sinergie con le attività illecite spostando assieme stupefacenti e ortofrutta), l'edilizia (movimento terra e fornitura di materiali), i servizi di ristorazione.
Il Veneto, geograficamente situato in una posizione strategica, è anche una terra di transito di importanti partite di droga, armi e anche di esseri umani, sfruttati nel lavoro nero e nel mercato della prostituzione. I gruppi criminali più presenti nel Veneto sono cinesi, nigeriani, moldavi e albanesi.

Dall'incrocio dei dati forniti dalla Direzione investigativa antimafia (Dia), dalla Direzione nazionale antimafia e dal ministero dell'Interno, si scopre che in Veneto i casi di estorsione sono cresciuti notevolmente: dai 95 del 2009 ai 221 del 2013. A fronte di una generalizzata riduzione delle operazioni sospette di riciclaggio pervenute all'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia in Veneto, in controtendenza rispetto alla media nazionale, si registra un aumento dal 2012 al 2013 (da 4.674 a 4.959). Le altre regioni più ù colpite sono state la Lombardia (11.575), il Lazio (9.188), la Campania (7.174) e l'Emilia Romagna (4.947). Quasi il 60% delle segnalazioni registrate a livello nazionale è concentrato in queste cinque Regioni.
Sempre dai dati pubblicati dalla Dia si apprende che nel primo semestre 2013 il Veneto risultava la quinta regione italiana, con l'8,42% di operazioni finanziarie sospette e con 24 persone denunciate per riciclaggio (26% in più rispetto al semestre precedente). Nello stesso semestre sono stati denunciati 59 fatti di estorsione (+16%). Tra la fine del 2011 e la fine del 2013 la diminuzione dei prestiti bancari alle famiglie e alle imprese è stata di quasi 100 miliardi.

A fronte di una progressiva stretta del credito avvenuta in questi ultimi anni, si sono aggravate le condizioni favorevoli all'usura. Al momento, in Veneto la situazione sembra ancora rassicurante, collocandosi al terzultimo posto della graduatoria nazionale del rischio usura. Va però sottolineato come nell'ultimo anno i numeri siano più che aumentati (da 29 a 76).
Il Veneto non è esente dai traffici relativi al trasporto di rifiuti tossico-nocivi e pericolosi dal Nord al Sud. In questo ambito sono emersi episodi di corruzione, di riciclaggio di denaro sporco e di collusione con la criminalità organizzata, in particolare la camorra.
Oggi in Veneto il termine corruzione viene “automaticamente”, si legge nella ricerca, associato agli appalti al massimo ribasso e alla concessione dei grandi lavori in finanza di progetto. La relazione per l'apertura dell'anno giudiziario 2015 evidenzia e si preoccupa per il triplicarsi dei casi di corruzione (da 31 a 122) e del quasi raddoppio dei casi di concussione (da 27 a 45).

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