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Distanti sul reddito minimo, costo a 15 miliardi

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Distanti sul reddito minimo, costo a 15 miliardi

  • –Davide Colombo

Nodo coperture

Per finanziare l’assegno mensile da 780 euro ai più poveri tagli alle spese, patrimoniale e un prelievo simile alla Robin Tax

ROMA

La proposta di un reddito di cittadinanza da 780 euro al mese (9.360 l’anno) rilanciata ieri dal leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, era stata presentata senza successo come emendamento alla legge di Stabilità. Ora è contenuta in un disegno di legge (As 1148) sul quale s’è aperta la discussione in Commissione Lavoro a palazzo Madama. In questa fase sono in corso le audizioni e proprio oggi sarà sentito il parere del rappresentante dell’Alleanza contro la povertà, il cartello lanciato tempo da fa Acli, Action Aid, Anci, Azione cattolica, Caritas, Cgil-Cisl-Uil, Cnca, Comunità di Sant’Egidio e Confcooperative, per limitarci alle sigle maggiori.

Si tratta di una misura nazionale di contrasto alla povertà rivolto a una platea di circa nove milioni di individui che si trovano in condizioni di rischio poiché vivono con un reddito non superiore ai 9.360 euro l’anno, ovvero i sei decimi del reddito mediano equivalente familiare. Il parametro preso a riferimento è quello della scala di equivalenza Ocse modificato che si trova anche nella Relazione annuale Istat del 2014. In quel documento si ipotizzava una spesa annuale di 15,5 miliardi per un sussidio mensile massimo di 780 euro per un singolo a reddito zero o di 1.014 euro per un genitore solo con un figlio minore o, ancora, di 1.638 euro per una coppia con due figli minori. Nella proposta di legge l’onere finanziario è invece quantificato in 16,9 miliardi per il primo anno di applicazione.

L’integrazione al reddito (fino alla soglia di 780 per i singoli che hanno un reddito minore) è condizionata alla partecipazione dei beneficiari a progetti di inclusione a partire dall’iscrizione ai Centri per l’impiego, con l’esenzione delle persone anziane.

Le coperture indicate spaziano da tagli di spesa (3,5 miliardi alla Difesa; 4,5 miliardi sugli acquisti di beni e servizi della Pa) a una patrimoniale sulle grandi ricchezze mobiliari e immobiliari (fino a 4 miliardi), un aumento del prelievo sui giochi (600 milioni), la ridestinazione a questa misura dei fondi del 2 e 8 per mille e anche l’aumento delle imposte sulle grandi imprese del petrolio e del gas per 1,2 miliardi, un intervento quest’ultimo che sembra molto simile alla Robin Tax appena giudicata incostituzionale dalla Consulta.

La proposta pentastellata, pur con molti distinguo, non è lontanissima per dimensione da quella di reddito minimo garantito lanciata da Sel con un disegno di legge di iniziativa popolare. Mentre è un po’ più lontana dallo schema indicato prima dalle Acli e poi trasfuso in quello dell’Alleanza che prevede un reddito di inclusione sociale (Reis) indirizzato alle famiglie in povertà assoluta (circa 6 milioni di individui). Quest’ultima proposta prevede oneri per circa 7 miliardi a regime con un’introduzione graduale (1,5 miliardi il primo anno su un target pari al 37% dei poveri assoluti). Le coperture, nella versione attuale, sono lasciate al Governo mentre in origine si puntava a un mix di interventi anche di natura patrimoniale.

Se potrà nascere una convergenza su una misura nazionale di contrasto alla povertà lo dirà il confronto politico. Nel frattempo prosegue la sperimentazione in corso del Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) lanciato dal precedente governo sulle 12 città maggiori (la sperimentazione si chiude tra marzo e aprile) e poi esteso alle regioni del Sud. Quest'anno per le politiche di inclusione sono in campo risorse per non più di mezzo miliardo: i 170 milioni della Sia estesa alle otto regioni del Sud, gli 80 milioni residui della vecchia Stabilità e i 250 milioni della social card tradizionale rifinanziata in via strutturale. Risorse scarse, come ha detto qualche tempo fa il consigliere economico del Governo Yoram Gutgeld secondo il quale, come sostiene anche il ministro Giuliano Poletti, dopo gli interventi sul lavoro se ne devono ora adottare di nuovi e più forti per aiutare i poveri e gli esclusi.

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