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Al cliente che trasferisce il conto, indennizzo in caso di ritardi o…

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DECRETO BANCHE

Al cliente che trasferisce il conto, indennizzo in caso di ritardi o costi. Tetto del 5% al diritto di voto nelle Popolari

Sul terreno minato delle banche popolari arriva la proposta di mediazione concordata con il Governo che introduce un tetto all'esercizio del diritto di voto in assemblea al 5 per cento per due anni. Ma per la minoranza Pd non basta. Le banche dovranno pagare un indennizzo ai clienti costretti a pagare un costo in caso di trasferimento del conto corrente. È una delle ultime novità in arrivo nelle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera che puntano ad approvare entro stasera il decreto banche (il provvedimento è atteso in aula domattina).

Dopo la bocciatura degli altri emendamenti sul terreno minato delle banche popolari è atteso anche il via libera a un'altra modifica voluta dai relatori e concordata con il Governo che introduce la possibilità per questi istituti che si trasformeranno in Spa di inserire nello statuto un tetto dei diritti di voto in assemblea purché non inferiore al 5% e per un periodo massimo di 24 mesi dalla data di conversione del decreto. Una mediazione, questa, che non soddisfa la minoranza Pd: «Una apertura inutile, noi votiamo i nostri emendamenti», ha assicurato l'esponente della minoranza dem, Stefano Fassina.

Indennizzo per i correntisti danneggiati
L'emendamento che modifica l'articolo 2 del decreto sulla portabilità dei conti correnti presentato dai due relatori - Marco Causi (Pd) e Luigi Taranto (Pd) – prevede in particolare che i clienti a cui verrà applicato un costo per il trasferimento del conto corrente bancario verranno indennizzati dalla banca. Spetterà al ministero dell'Economia il compito di quantificare, sentita la Banca d'Italia, l'entità dell'indennizzo in caso di ritardi o costi a carico dei correntisti nel cambio di conto corrente. Il testo originario varato dal Governo prevedeva invece un più generico risarcimento. L'emendamento prevede inoltre che i «prestatori di servizi di pagamento» avranno due mesi dall'entrata in vigore del decreto legge per adeguarsi alle nuove regole.

Nelle Popolari tetto al 5% al diritto di voto
Sul terreno minato delle banche popolari, dopo le polemiche dei giorni scorsi e i tanti emendamenti piovuti che sono stati tutti respinti, è stata avanzata invece la proposta di mediazione concordata con il Governo di un tetto all'esercizio del diritto di voto in assemblea al 5 per cento. Il termine per la limitazione al diritto di voto nell'assemblea delle popolari trasformate in Spa dovrà però essere «in ogni caso non successivo a ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto». In sostanza, con queste modifiche, si consentirà contestualmente, nella stessa assemblea, di approvare la trasformazione in Spa e anche il nuovo statuto, con l'eventuale scudo anti-scalata. Il tutto, viene sottolineato, con voto capitario (una testa un voto), che sparirà appunto una volta varata la trasformazione, e con la maggioranza “semplificata” già prevista dal decreto per la trasformazione societaria (i due terzi purché in assemblea sia presente almeno un decimo dei soci della banca in prima convocazione, i due terzi dei presenti senza vincoli dalla seconda). Critiche sono arrivate dalle opposizioni, ma anche dalla minoranza Pd: «È un'apertura debole», ha commentato Fassina.

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