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La Bce inizia a comprare BTp. Cosa cambia per il tuo portafoglio

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il QE all’europea

La Bce inizia a comprare BTp. Cosa cambia per il tuo portafoglio

La Bce dà l'avvio al piano di quantitative easing e ha iniziato a comprare titoli di Stato tedeschi. Lo riferisce l'agenzia Bloomberg citando due fonti vicine all'operazione.

Il gran giorno è arrivato: la Banca centrale europea (Bce) inizia davvero ad acquistare obbligazioni e condizionerà quindi in modo pesante il mercato a suon di 60 miliardi di euro al mese, una bella fetta dei quali destinata ai titoli di Stato. È quindi abbastanza normale per i risparmiatori chiedersi, se già non lo si è fatto in queste ultime settimane, come comportarsi di fronte a questo elemento di novità: se cedere o no all’istituzione di Francoforte i BTp che si detengono in portafoglio.

Prima di tutto occorre sgombrare il campo da ogni dubbio: un investitore privato non può materialmente consegnare i titoli alla Bce, perché le operazioni di quest’ultima si rivolgono a operatori qualificati (primary dealer) e non al pubblico indistinto. Ma il discorso non cambia di una virgola, perché il risparmiatore può sempre fare le proprie valutazioni e decidere alla luce dei prezzi e dei rendimenti che i titoli del Tesoro hanno raggiunto.

La scelta non è ovviamente banale, perché chi vende adesso realizza verosimilmente una plusvalenza più o meno rilevante (tutti i BTp trattano sopra la pari e i loro prezzi sono ai massimi), è anche evidente che in un mondo di rendimenti prossimi allo zero (se non addirittura negativi) non è altrettanto semplice trovare alternative convincenti a parità di rischio. «Per questo - sottolinea Andrea Delitala, responsabile investment advisory di Pictet Asset Management - chi investe con l’ottica del cassettista fa meglio a mantenere i titoli fino alla naturale scadenza, perché in questo modo può continuare a fare affidamento su cedole che allo stato attuale è difficile reperire altrove».

Più articolata è invece la risposta per un investitore che predilige una gestione più dinamica del portafoglio: in questo caso nella decisione entrano in ballo ulteriori elementi quali il prezzo a cui si è acquistato i titoli, la loro scadenza e ovviamente anche l’idea che ci si è fatti su ciò che potrà accadere da qui ai prossimi mesi. «Penso che per i titoli di Stato di paesi come Italia o Spagna il margine ulteriore di apprezzamento sia a questo punto piuttosto limitato», spiega Gabriele Minotti, coordinatore area mercati di Credem, che individua come punto di arrivo per lo spread fra BTp e Bund decennali «un’area compresa fra 85 e 90 punti base». Per l’analista esistono quindi tutte le condizioni per cedere i titoli «a partire da quelli con scadenza più ravvicinata» per alzare l’asticella del rischio: «Meglio adesso, quando il quantitive easing deve ancora partire che fra sei mesi», avverte ancora Minotti.

Sul luogo verso il quale dirigere il denaro che si libera dalla vendita dei BTp ciascuno ha la propria indicazione: bond in valuta differente, titoli finanziari subordinati e soprattutto azioni, da acquistare direttamente o attraverso strumenti di investimento a gestione attiva (fondi) o passiva (Etf) in modo da suddividere maggiormente il rischio. Restando però nell’ambito dei titoli di Stato, Delitala concede ancora più di una chance alle emissioni legate all’inflazione: «Da inizio anno - osserva il gestore - i bond indicizzati hanno già registrato una performance di rilievo, il prezzo di un decennale italiano è infatti salito dell’8% rispetto al 4% del titolo nominale a pari scadenza, ma la battaglia dell’Eurotower contro l’inflazione è appena all’inizio».

L’indicatore chiave sotto questo aspetto, quello che viene seguito da Mario Draghi e dagli altri banchieri che siedono a Francoforte, è rappresentato dal tasso di inflazione atteso fra 5 anni e per i successivi 5 anni, che dall’annuncio del «qe» è risalito dall’1,50% circa all’1,76%. La Bce però premerà sull’acceleratore finché non vedrà questo valore avvicinarsi alla soglia del 2%, e quanto più le aspettative cresceranno, tanto più un titolo legato all’inflazione (sia questo un BTp Italia o un più tradizionale titolo indicizzato ai prezzi europei) risulterà più conveniente rispetto a un bond nominale. Chi vuole scommettere sul successo della Bce deve farlo fino in fondo.

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