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Tar conferma le tariffe Agcom

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Tar conferma le tariffe Agcom

ROMA

A cavallo fra il 2013 e il 2014 è stata la madre di tutte le battaglie in ambito di regolazione nelle tlc. Sulle tariffe unbundling (il canone mensile che gli operatori alternativi pagano a Telecom per accedere alla sua rete in rame) per il 2013 si scatenò un’aspra contesa fra Agcom e Telecom (che riteneva di essere stata penalizzata dalle decisioni dell’Authority). Anche la Ue, con l’allora commissario all’Agenda digitale, Neelie Kroes, si schierò con l’ex monopolista. Il tutto sulla base di preoccupazioni sulla capacità di investimento dell’incumbent, funzionale anche all’attuazione dell’Agenda digitale.

Nonostante questo Agcom andò avanti, mettendo nero su bianco le tariffe decise, seguite dal ricorso di Telecom. Ora è arrivato il responso del Tar del Lazio che ha bocciato i ricorsi presentati da Telecom Italia e Fastweb con l’obiettivo di annullare la delibera Agcom 747/13 sui prezzi di unbundling per l’anno 2013. Il punto chiave del ricorso stava nella quantificazione del Wacc: il costo del capitale usato nel modello per calcolare il prezzo finale. Per Telecom la quantificazione dava luogo a una tariffa finale troppo bassa; per Fastweb addirittura troppo alta.

Il Tribunale amministrativo del Lazio ha considerato valido il calcolo Agcom così come ha respinto l’altra parte del ricorso dell’ex monopolista. La delibera in questione infatti andava anche a chiedere impegni aggiuntivi sull’apertura dei cabinet agli operatori alternativi.

«Questa sentenza unitamente a quella sulla 746 del 2013 che ci ha dato ragione - afferma Antonio Preto, commissario Agcom relatore delle delibere in questione - ha riaffermato il ruolo delle autorità di regolazioni e le loro competenze, oltre a ribadire la validità delle analisi fatte dall’Agcom».

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