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Forza Silvio e la resurrezione del Nazareno

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la strategia del cavaliere

Forza Silvio e la resurrezione del Nazareno

La Pasqua politica arriverà a giugno, dopo le regionali. Ci vorranno tre mesi e non tre giorni per far risorgere il Nazareno che, fino ad allora ,è destinato a rimanere sepolto dallo scontro della campagna elettorale. Ma che il Patto crocifisso sul Quirinale sia destinato a risorgere è dato quasi per scontato: ne ha bisogno Renzi , per portare a termine le riforme, e ne ha ancora più bisogno Berlusconi. La sentenza assolutoria della Cassazione è stata certamente una gran bella notizia per il Cavaliere, che resta tuttavia politicamente debole.

Finiti i festaggiamenti si torna a fare i conti con la realtà . Si parla di un faccia a faccia oggi con Denis Verdini, da tutti indicato (o accusato) di essere il vero artefice del Nazareno, che ha difeso anche martedì nella lettera indirizzata a Berlusconi ribadendo, assieme a 17 deputati, di voler portare a termine il cammino delle riforme. Una scelta di campo netta che suona anche come un avvertimento in vista di quel che potrebbe avvenire quando la riforma della legge elettorale e quella costituzionale riprenderanno il loro cammino parlamentare, ovvero dopo l’appuntamento elettorale del 31 maggio.

Berlusconi lo sa bene. Per questo ieri ha voluto anzitutto lanciare un appello all’unità di Fi, alla ricomposizione delle fratture, che però sono multiple e scoperte. Oltre a Verdini c’è da fare i conti anche con i ricostruttori di Raffaele Fitto, che avrebbero già i numeri per costituire gruppi autonomi tanto alla Camera che al Senato e sono da sempre contro il Nazareno e le riforme di Renzi. E poi c’è il corpaccione azzurro, messo ai margini del cerchio magico di Arcore, che vive con insofferenza le scelte calate dall’alto ma che per paura o fedeltà nei confronti del Capo per ora evita di schierarsi. Ma dopo che saranno state redatte le liste per le regionali (fine aprile) e dopo soprattutto i risultati dell’appuntamento elettorale, il coperchio salterà.

La scelta forzata dell’alleanza con la Lega è vissuta male tra i parlamentari azzurri. Anche perché gli interessi non convergono. I leghisti sono gli unici a non temere la minacccia renziana del ritorno al voto perché certi di aumentare il numero degli scranni a loro disposizione. I forzisti al contrario sono terrorizzati e molti di loro punteranno anzitutto a salvarsi, a tenere in piedi la legislatura fino all’ultimo giorno . «Altro che franchi tiratori....sull’Italicum ci sarà la gara tra i franchi soccorritori!», ironizzava ieri a margine del brindisi con il Cavaliere a Palazzo Grazioli un big azzurro con riferimento non solo ai suoi colleghi di partito ma anche ai grillini e ai leghisti vicini a Flavio Tosi, già certi di essere fuori dalle prossime liste parlamentari.

Berlusconi però non può permettersi di rimanere alla finestra e dovrà tornare a confrontarsi con Renzi. Del resto poco fa lo stesso Paolo Romani, capogruppo di Fi al Senato, dove si tornerà a votare la riforma costituzionale, non ha escluso un nuovo accordo con il premier («in politica mai dire mai»). Nel frattempo però dovrà mettere ordine tra i suoi. È tornata a circolare l’ipotesi di un «direttorio», di un comitato esecutivo composto da poche persone. Ma è una proposta che già in passato ha avuto poca fortuna e che difficilmente potrebbe garantire la tregua tra le diverse correnti. Anche perché dentro Fi alla fine è sempre uno che decide, ovvero Berlusconi, che non caccia «nessuno», come ama ripetere, ma non vuole sentirsi condizionato. Ecco perché nelle ultime ore ha ripreso vigore «Forza Silvio», un partito del Presidente, depurato di tutte le fronde e con un leader che, per quanto acciaccato, resta comunque l’unico lì dentro ancora capace di garantire un consenso a due cifre tra gli elettori e quindi in Parlamento .

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