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Appalti Grandi Opere: Lupi riferirà in aula. Delrio: «Sta…

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sale la pressione per le dimissioni

Appalti Grandi Opere: Lupi riferirà in aula. Delrio: «Sta riflettendo»

Mentre dalle carte continuano ad emergere nuovi particolari sull’inchiesta della procura di Firenze sugli appalti nelle Grandi opere che vede 51 indagati e ha portato in carcere per corruzione l’ex capo della struttura governativa sulle grandi opere Ercole Incalza e l’imprenditore Stefano Perotti (e ai domiciliari Franco Cavallo e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza), in Parlamento M5S e Sel annunciano una mozione di sfiducia nei confronti del ministro delle Infrastrutture. La conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso, all'unanimità, di chiedere al ministro Lupi di riferire in Aula sulla vicenda. E già domani pomeriggio Lupi sarà alla Camera per il question time dell'interrogazione di Mario Catania (Scelta Civica) sul Passante Nord di Bologna. Maurizio Lupi respinge ogni addebito, ma resta nel mirino dell'opposizione per alcuni regali ricevuti dagli indagati (un contratto di lavoro al figlio neolaureato, un vestito sartoriale a lui e un Rolex da 10mila euro come regalo al figlio per la laurea). Lupi, secondo quanto si apprende, per ora non starebbe pensando alle dimissioni. Il ministro dei Trasporti e il premier Matteo Renzi, secondo quanto si apprende, si sono sentiti più volte telefonicamente durante la giornata.

Delrio, Lupi? Non è indagato, credo stia riflettendo
«Lupi non è indagato, i fatti non sono tutti a nostra conoscenza. È chiaro che ci sono valutazioni politiche che si faranno ma ci vuole un po' più di contezza delle carte. Poi c'è una decisione che spetta al singolo e credo che sia in corso una valutazione da parte del ministro», ha detto il sottosegretario Graziano Delrio. «Da parte nostra c'è un elemento di prudenza perchè stiamo valutando quello che è successo».

Fonti vicine al ministro: nessuna dimissione in vista
Secondo fonti vicine al ministro, Lupi non sarebbe invece intenzionato a rassegnare le dimissioni. Nel corso della giornata, Lupi ha più volte sentito il premier che, viene spiegato, non gli avrebbe sollecitato nessun passo indietro.

Un indagato usava la carta di un prete suicida
Dalle carte emerge anche una carta telefonica intestata al sacerdote genovese Giacomo Vigo, il cui corpo senza vita venne ritrovato nella Darsena Vecchia di Livorno lo scorso 5 agosto. La scheda con il numero telefonico del cellulare del sacerdote morto suicida venne usata più volte da uno dei 51 indagati, come risulta dall'ordinanza di custodia cautelare. A usare il numero telefonico fu un suo cugino, l'ingegnere genovese e docente universitario Giorgio Mor, cognato dell'imprenditore Stefano Perotti, finito agli arresti per vari reati, dalla corruzione alla turbativa d'asta. Mor avrebbe chiamato più volte Perotti, come nel febbraio 2014, con la scheda telefonica intestata al sacerdote. La scheda sarebbe stata ricaricata in almeno due occasioni, anche dopo la morte del sacerdote genovese, nel dicembre 2014 e nel gennaio scorso.

L’impresa dopo l’interdittiva del prefetto chiese l’intervento del Viminale
Un imprenditore «sottoposto a misura di prevenzione dal Prefetto di Udine», si legge nella carte dell'ordinanza del gip di Firenze, si rivolge a Franco Cavallo (che è ai domiciliari) , chiedendogli di sollecitare un «urgente intervento del ministro degli Interni». L'impresa è la Rizzani De Eccher che, nel 2013, ha l'appalto per dei lavori di adeguamento idraulico del torrente Mugnone, a Firenze. Lo stop del prefetto, scrive il gip, «suscita agitazione in Stefano Perotti». Il 16 luglio 2014 Claudio De Eccher, scrive il gip, informa Cavallo e gli rivolge una richiesta: «Te lo chiedo in modo deciso, bisogna che tu ne parli e che ne parliate anche con il ministero degli interni». Qualche minuto dopo, annota il gip, Cavallo «ha inoltrato la lettera di posta elettronica ricevuta da Claudio De Eccher al ministro Lupi, chiedendogli un incontro». Il 18 luglio 2014, Cavallo, «dopo essersi incontrato con il ministro Lupi, ha telefonato a Claudio De Eccher dicendogli: “Io ho parlato con lui, aveva già parlato sia con l'avvocato sia con Angelino”». In realtà l'impresa ebbe riconosciute le sue ragioni dal Tar. Fu proprio il Viminale poi a decidere di far opposizione alla decisione del Tar con il ricorso al Consiglio di Stato. Ricorso che il 13 marzo ha confermato la decisione di primo grado dando ragione all’impresa.

Emiliani invece di Lupi? Terribile
Nel febbraio 2014, Stefano Perotti «mostra alla moglie tutta la sua preoccupazione per la possibilità che Maurizio Lupi non sia confermato come ministro per le infrastrutture», si legge nell'ordinanza, e, riferendosi alla possibilità che possa essere nominato al suo posto Michele Emiliano, commenta: «No, il rischio è questo Emiliano, che sarebbe un magistrato, che è terribile». Un po' di tempo prima, nel 2013, ricorda ancora il gip, «dopo le annunciate dimissioni dei ministri Pdl/Fi (fra i quali Maurizio Lupi) Ercole Incalza anticipa» a Perotti «che l'incarico di ministro ad interim verrà ricoperto dal ministro per lo sviluppo economico Flavio Zanonato». Perotti commenta: «Un macello». E Incalza di risposta: «Un macello sì, va buo'». Nel 2014, la possibile esclusione di Lupi dal Governo, continua il gip, fa emergere la preoccupazione di Perotti, che a Franco Cavallo mostra l'esigenza di «chiudere le ultime pratiche». «Non è chiaro - scrive il gip - a quali 'ultime cose' o 'ultime pratiche' alluda Perotti, quello che appare certo è che esse debbano essere 'fatte' o 'chiuse' prima che sia nominato un diverso ministro dell'Infrastrutture e che, pertanto, la presenza di Maurizio Lupi in tale dicastero sia una condizione essenziale per realizzarla».

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