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Dossier Casal di Principe ricorda don Peppe Diana

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Casal di Principe ricorda don Peppe Diana

La voglia di riscatto di Caserta e della sua provincia continua proprio nei giorni e nelle ore in cui si ricorda il sacrificio di don Peppe Diana, ucciso a Casal di principe il 19 marzo 1994, ad opera di un killer del clan dei Casalesi. Si chiama “21/21” l'iniziativa ideata dal Comitato don Peppe Diana per il l ventunesimo anniversario. Un filo rosso, quello caratterizzato dal numero “21” che lega tutte gli eventi in ricordo del prete ucciso il giorno del suo onomastico nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe.

Dal 1° marzo sulla pagina facebook “21/21 per don Peppe Diana” è possibile consultare, scaricare e contribuire ad arricchire la bacheca con 21 parole, 21 scritti, 21 iniziative, 21 immagini, 21 canzoni, 21 messaggi di artisti, 21 scuole per don Diana ma anche 21 libri e 21 considerazioni. L'obiettivo, per i promotori, “è generare un tamtam di cittadinanza attiva che non conosce limiti nel bisogno di comunicare il cambiamento del territorio”. Il programma di eventi che ha condotto alla manifestazione è partito con due concorsi: il premio artistico e letterario don Diana ideato dalla Scuola di pace e promosso dal Comitato don Diana e da Libera, destinato al mondo studentesco, e il premio nazionale don Diana 2015, arrivato alla quinta edizione, istituito dal Comitato don Diana, Libera Caserta e dalla famiglia di don Diana. Il riconoscimento sarà assegnato a personalità che hanno saputo meglio incarnare, nel campo artistico, sociale, religioso, politico, economico, delle professioni, il messaggio di Don Diana contribuendo alla denuncia e alla costruzione di comunità libere alternative alle mafie.

Il 2 marzo è stato invece firmato alla prefettura di Caserta il “Protocollo di legalità” tra l'Ufficio territoriale del Governo e Confindustria Caserta, con l'obiettivo di rendere efficaci i controlli antimafia delle imprese impegnati in lavori pubblici e privati nel territorio provinciale. Il documento fa riferimento al protocollo firmato il 10 maggio del 2010 dal ministero dell'Interno e da Confindustria nazionale che introduce un meccanismo diretto a sottoporre ai controlli antimafia le imprese che vi aderiscono e i rispettivi “vendors”, attraverso l'inoltro delle relative richieste alle prefetture per il tramite delle articolazioni territoriali di Confindustria. Il protocollo firmato dal prefetto Carmela Pagano e dal presidente di Confindustria Caserta Luciano Morelli, prevede l'istituzione a livello provinciale della Commissione per la legalità, composta da rappresentanti della Prefettura e dell'associazione degli imprenditori, che dovrà elaborare le linee guida per l'attuazione del protocollo, che avrà durata biennale, con riguardo in particolare all'individuazione delle soglie economiche per la richiesta della documentazione antimafia a subappaltatori e fornitori; la Commissione dovrà inoltre dettare la disciplina per la formazione del cosiddetto “settimanale di cantiere” e curerà la trasmissione di tutti i dati alla prefettura per i relativi adempimenti.

Per il presidente di Confindustria Luciano Morelli, “il sistema che si verrà a creare favorirà le aziende sane, molte delle quali ci chiedono da tempo, per poter investire sul territorio, di introdurre strumenti in grado di aumentare i controlli specie nei settori dei subappalti e delle forniture”. “Nel Casertano - ha affermato Giuseppe Orsi, sostituto della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere - c'è una maggiore sistematicità della criminalità economica rispetto al territorio napoletano per cui quanto prevede il protocollo è necessario”. Nei casi di appalti pubblici non cambierà nulla, in quanto le stazioni uniche appaltanti continueranno a richiedere i certificati antimafia alle aziende che partecipano alle gare e quest'ultime si rivolgeranno alla prefettura prima di poter concorrere. Ciò che cambierà, invece, è il sistema di controlli successivi all'aggiudicazione dell'appalto, che riguarderà sia i lavori pubblici che quelli affidati dai privati.

L'adesione al protocollo è volontaria ma già ci sarebbero numerose aziende pronte ad aderirvi. Coloro che lo faranno dovranno comunicare a Confindustria i dati dei fornitori e dei subappaltatori cui ricorrono; l'associazione datoriale trasmetterà i dati alla Prefettura che li analizzerà e prenderà gli opportuni provvedimenti antimafia. Il sistema dunque, una volta a regime, permetterà di creare una banca dati che dovrebbe mettere al sicuro le “aziende pulite” dai rischi di imbattersi in subappaltatori o altri interlocutori economici collusi. Le aziende che aderiranno verranno inserite anche nella “white list” di Confindustria e potranno concorrere per gli appalti pubblici.

r.galullo@ilsole24ore.com

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