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Sms al superburocrate: «Il Mit sarà distrutto»

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Sms al superburocrate: «Il Mit sarà distrutto»

  • –Marco Ludovico

L’AVVERTIMENTO

Un misterioso furto di documenti dopo la rinomina di Incalza e la funzionaria che lo avverte : «State attenti, Aiello

e Lupi dovranno fare le valigie»

roma

La rinomina a gennaio 2014 di Ercole Incalza a capo della Struttura tecnica di missione delle Infrastrutture aveva scatenato uno scontro dai contorni inquietanti dentro il ministero guidato da Maurizio Lupi. Prima un «furto» di documenti nell’abitazione del superburocrate; poi una serie di «lettere anonime» giunte al dicastero. L’obiettivo non è solo Incalza, ma anche il ministro e il suo capo di gabinetto, Giacomo Aiello. che «dovranno fare le valigie… il Mit sarà distrutto» come si legge dagli atti d’indagine della Procura della Repubblica di Firenze e dei carabinieri del Ros, al comando del generale Mario Parente. Incalza è al centro dell’inchiesta ma «non c’è traccia di altre utilità – tuona il suo legale, Titta Madia, specificando che – è un processo di corruzione in cui manca la materia prima». Madia sta valutando la possibilità di sollevare una questione di competenza territoriale per portare la vicenda giudiziaria a Roma. Nella capitale, tra l’altro, c’è un’inchiesta che riguarda le certificazioni Soa, documenti che le società dovevano (prima della recente riforma) ottenere per poter partecipare alle commesse pubbliche: l’indagine tocca ancora una volta il ministero delle Infrastrutture. Ma torniamo all’indagine fiorentina. Del furto in casa di Incalza a fornire «qualche spiegazione» è Giulio Burchi, ex funzionario di Italfer, che in una conversazione con l’ingegnere Sauro Serini afferma: «Sono entrati i ladri a casa di Incalza – dice – e hanno portato via solo dei gran documenti». Poco dopo il furto, a marzo, è Daniela Mattia - funzionaria del Mit e moglie, tra l’altro, di Claudio Rinaldi, ex commissario ai mondiali di Nuoto 2009 - a svelare l’esistenza di una sospetta macchinazione contro Incalza, come emerge da alcuni sms d Mattia a Incalza: «Ci andranno di mezzo il ministro e lui (Aiello, ndr)… se come hanno pensato lettere anonime ma dettagliate… su Iene, tv, giornali… e lì non si salverà nessuno (…) io ti sono vicino ma state attenti io ho paura per Lupi e Aiello, sarà la loro fine! (…) Comunque Aiello e Lupi dovranno fare le valigie… tu se puoi insisti decreto altrimenti Mit sarà distrutto». Dalle carte poi emerge che un imprenditore «sottoposto a misura di prevenzione dal prefetto di Udine» si rivolge a Franco Cavallo (che è ai domiciliari) chiedendogli di sollecitare un «urgente intervento del ministro degli Interni». L’impresa è la Rizzani De Eccher. Lo stop del prefetto, scrive il gip, «suscita agitazione in Stefano Perotti». Il 16 luglio 2014 Claudio De Eccher, scrive il gip, informa Cavallo e gli rivolge una richiesta: «Te lo chiedo in modo deciso, bisogna che tu ne parli e che ne parliate anche con il ministero degli Interni». Qualche minuto dopo, annota il gip, Cavallo «ha inoltrato la lettera di posta elettronica ricevuta da Claudio De Eccher al ministro Lupi, chiedendogli un incontro». Il 18 luglio 2014 Cavallo «dopo essersi incontrato con il ministro Lupi, ha telefonato a Claudio De Eccher dicendogli: «Io ho parlato con lui, aveva già parlato sia con l’avvocato sia con Angelino». In realtà l’impresa fece ricorso - accolto - al Tar contro l’interdittiva antimafia del prefetto di Udine ma fu proprio il Viminale, poi, a decidere di far opposizione alla decisione del Tar con il ricorso al Consiglio di Stato. Ricorso che il 13 marzo ha confermato la decisione di primo grado dando ragione all’impresa. In un altro passaggio delle carte emerge che Perotti «mostra alla moglie tutta la sua preoccupazione per la possibilità che Maurizio Lupi non sia confermato come ministro per le infrastrutture» e, riferendosi alla possibilità che possa essere nominato Michele Emiliano (Pd) commenta: «No, il rischio è questo Emiliano, che sarebbe un magistrato, che è terribile».

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