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Incalza: «Con il ministro solo rapporti istituzionali»

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Attualità

Incalza: «Con il ministro solo rapporti istituzionali»

Ha difeso l’operato del ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi contestando ogni singola accusa mossa nei suoi confronti. Ercole Incalza, il superburocrate fino all’anno scorso a capo della Struttura tecnica di missione per le grandi opere, è comparso davanti ai magistrati nell’interrogatorio di garanzia. Incalza, legato a doppio filo con Lupi, risulta la figura chiave in questa indagine della Procura di Firenze affidata ai carabinieri del Ros al comando del generale Mario Parente. Al punto da essere definito una sorta di uomo ombra di Lupi alle Infrastrutture e che, grazie ai suoi rapporti, per l’accusa riesce a creare vantaggi all’imprenditore Stefano Perotti, che ottiene almeno 17 direzioni dei lavori delle grandi opere, alcune delle quali con compensi milionari e senza aver compiuto particolari interventi.

L’interrogatorio di garanzia si è svolto in una saletta al secondo piano del carcere di Regina Coeli, a Roma, dove l’ex capo Struttura di missione del Ministero è rinchiuso dal 16 marzo con l’accusa di corruzione. Un «clima sereno e collaborativo»: così l’avvocato Titta Madia, difensore di Incalza, ha descritto le due ore di interrogatorio.

Il gip di Firenze, Angelo Pezzuti, ha elencato tutti gli episodi, presunti illeciti, che hanno portato all’arresto del manager. «Il mio assistito ha risposto non solo su ogni singolo caso - ha raccontato Madia - ma ha fornito elementi utili anche su ogni singola telefonata che gli viene contestata». In base a quanto trapelato, inoltre, Incalza avrebbe anche sostanzialmente difeso l’operato del ministro Lupi, spiegando che con lui, in questi mesi, c’è stato sempre un rapporto esclusivamente istituzionale. Per la difesa di Incalza in questa vicenda «non c’è un euro che viene contestato al di fuori delle sue prestazioni professionali: è tutto registrato da fatture e dichiarazioni dei redditi, non si è mai visto - ha proseguito Madia - un caso di corruzione nel quale il corrotto percepisce somme emettendo fatture e pagando Irpef».