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Soldi per Incalza e Pacella nascosti dietro ai libri

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inchiesta grandi opere

Soldi per Incalza e Pacella nascosti dietro ai libri

Due buste nascoste dietro alcuni libri, con denaro contante e un appunto dal quale emergerebbero dei versamenti per Ercole Incalza e Sandro Pacella: sono state trovate durante la perquisizione della Green Field, società che secondo gli inquirenti veniva utilizzata per far arrivare i soldi delle commesse pubbliche a Incalza.

Le buste trovate nell’ufficio di Salvatore Adorisio
Le buste, scrive il Gip di Firenze nell'ordinanza con la quale ha respinto la richiesta di scarcerazione per Incalza, sono state trovate nell'ufficio di Salvatore Adorisio, socio della Green Field e indagato dalla procura fiorentina. «All'esito della perquisizione - ha scritto il giudice - sono state rinvenute, occultate dietro ad alcuni libri, in una libreria posta nell'ufficio» di Adorisio, «due buste contenenti complessivamente la somma di 2.110 euro in contanti». All'interno di una delle due buste, inoltre, «insieme al denaro, è stato rinvenuto un foglio con dei calcoli numerici manoscritti, da cui si evince che la somma di denaro inizialmente ammontava a 53mila euro, da cui sono detratte alcune somme, per un totale di 50.890 euro». Per il gip «deve pertanto ritenersi che il denaro contante rinvenuto nella busta sia la residua parte della somma sopra indicata». Sempre nell'appunto, «si legge di sottrazioni ripetute per importi analoghi: in particolare due sottrazioni di 13mila euro e due sottrazioni di 9mila euro». Somme che, conclude il Gip, «sembrano corrispondere ai duplici versamenti reiteratamente fatti in favore di Ercole Incalza (quelli di maggiore entità) e di Sandro Pacella (quelli di minore entità)».

Ulteriore aggravio del quadro indiziario
«Il quadro indiziario» nei confronti degli indagati nell'inchiesta sulle grandi opere, «si è ulteriormente aggravato», scrive il gip di Firenze nell'ordinanza con cui ha respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Ercole Incalza. «Nessuna circostanza nuova - scrive il Gip - è intervenuta a modificare o attenuare il quadro indiziario esistente al momento dell' emissione dell'ordinanza di applicazione della misura». E, «al contrario, il quadro indiziario si è ulteriormente aggravato».

Gli arrestati «brigavano occultamente»
In una riunione per l'appalto per l'alta velocità Milano-Verona, i tre arrestati Stefano Perotti, Francesco Cavallo ed Ettore Incalza e l'architetto Ettore Fermi, indagato, stavano «”brigando” occultamente e riservatamente» per far assegnare la direzione dei lavori a Perotti, è scritto nel parere con cui i pm di Firenze hanno chiesto al gip di respingere la richiesta di scarcerazione di Ercole Incalza. Alcuni passaggi del parere dei pm sono riportati nell'ordinanza con cui il gip ha confermato il carcere all'ex capo della struttura di missione del ministero per le infrastrutture. La riunione, scrivono i pm, era per «individuare la strategia più idonea per vincere le resistenze del general contractor nel concordare con Perotti il conferimento dell'incarico di direzione dei lavori da parte del Consorzio 'Cepav Due'». Perotti, Cavallo e Fermi, aggiungono i pm, «non avrebbero avuto alcun titolo per ingerirsi in tali valutazioni; d'altra parte trattasi di una riunione cui non hanno preso parte referenti del general contractor».

Incalza, lavori al nipote del prelato? No era ristrutturazione
«Solo per comprendere il tenore delle dichiarazioni rese da Ercole Incalza» durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip di Firenze, «si richiama una telefonata del 15 aprile 2014 nel corso della quale il monsignor Gioia gli ha detto: 'Ercole oggi mio nipote ha firmato il contratto...io ti ringrazio'. Ebbene, richiesti dei chiarimenti» a Incalza «su tale questione, egli ha risposto che monsignor Gioia lo ringraziava per aver agevolato la ristrutturazione di un edificio religioso», è scritto in un passaggio dell'ordinanza con cui il gip di Firenze ha respinto la richiesta di scarcerazione per Incalza.

Perotti aveva una lettera di Lupi per palazzo Chigi
Nel corso delle perquisizioni a Stefano Perotti è stata trovata «una lettera, priva di data, scritta su carta intestata 'Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti', indirizzata 'all'on. Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del consiglio Palazzo Chigi', con la dicitura firma 'Maurizio Lupi', ma non sottoscritta», è scritto nell’ordinanza. Per il gip questo lascia ritenere che il canale fra Perotti e i «soggetti istituzionali sia ancora aperto». La lettera, di cui hanno già scritto nei giorni scorsi alcuni quotidiani, ha «come oggetto la sollecitazione a fissare il calendario delle prossime riunioni del Cipe in relazione ad alcuni interventi». Secondo il gip, ciò dimostrerebbe che «il canale di relazioni» di Perotti sarebbe ancora aperto, «sebbene Ercole Incalza abbia cessato l'incarico di capo struttura tecnica di missione». Secondo il gip, le esigenze cautelari nei confronti di Incalza «appaiono rafforzate dalle prime risultanze istruttorie successive all'esecuzione della misura». «Compito di questo giudice - conclude il gip - è quello di interrompere le condotte criminose e impedire il rinnovarsi delle medesime» e la «permanenza della privazione della libertà per Ercole Incalza è funzionale a tale scopo».

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